82Per la ragion che di quinci si parte
Verso settentrion, quanto gli Ebrei
Vedevan lui verso la calda parte.
85Ma, se a te piace, volentier saprei
Quanto avemo ad andar: chè il poggio sale
Più che sallir non posson li occhi miei.
88Et elli a me: Questa montagna è tale,
Che sempre al cominciar di sotto è grave;
E quanto più va su e men fa male.
91Però quand’ella ti parrà soave
Tanto, che su andar ti sia leggiero,
Come assegonda giuso andar per nave,1
94Allor serai al fin desto sentero:
Quivi di riposar l’affanno aspetta;
Più non rispondo, e questo so per vero.
97E com’elli ebbe sua parola detta,
Una voce dappresso sonò: Forse2
Che di sedere in prima avrai distretta.
100Al suon di lei ciascun di noi si torse,
E vedemmo a mancina un gran petrone,
Del qual nè ei, nè io prima s’accorse.
103Là ci traemmo; et ivi eran persone,
Che si stavano all’ombra dietro al sasso,3
Come uom per negligenzia a star si pone.
106Et un di lor, che mi sembiava lasso,
Sedeva et abbracciava le ginocchia,
Tenendo il viso giù tra esse basso.
109O dolce Signor mio, diss’io, adocchia
Colui che mostra sè più negligente,
Che se pigrizia fusse sua sorocchia.4
- ↑ v. 93. C. A. a seconda giù andar
- ↑ v. 98. C. A. da presso gridò:
- ↑ v. 104. C. A. presso al sasso,
- ↑ v. 111. Sorocchia. Presso i nostri primi Scrittori si truova serocchia, sirocchia, sorocchia, dal latino soror. E.