22Che non era lo calle, onde salline1
Lo Duca mio et io appresso, soli,
Come da noi la schiera si partine.
25Vassi in Salleo, e descendesi in Noli:2
Montasi su in Bismantova e in Cacume
Con esso i piè; ma lì convien ch’om voli;3
28Dico coll’ale snelle e co le piume
Del gran disio dietro a quel Condotto,
Che speranza mi dava e facea lume.4
31Noi sallivam per entro il sasso rotto,
E d’ogni lato noi stringea lo stremo,
E piedi e mani volea il suol di sotto.
34Poichè noi fummo in su l’orlo supremo5
Dell’alta ripa a la scoperta piaggia,
Maestro mio, diss’io, che via faremo?
37Et elli a me: Nessun tuo passo caggia,
Pur su al monte dietro a me acquista,
Fin che n’appaia alcuna scorta saggia.
40Lo sommo era alto che vincea la vista,
E la costa superba più assai,
Che da mezzo quadrante a centro lista.
43Io era lasso, quando cominciai:
O dolce Padre, volgeti e rimira
Com'io rimagno sol, se non ristai.
46Filliuol mio, disse, infin quivi ti tira,
Additandomi un balzo poco in sue,
Che da quel lato il poggio tutto gira.
49Sì mi spronavan le parole sue,
Ch’io mi sforzai, carpando appresso lui,
Tanto che il cinghio sotto i piè mi fue.
- ↑ v. 22. C. A. la calla,
- ↑ v. 25. C. M. Sanleo,
- ↑ v. 27. C. M. ma qui. — C. A. ma qui convien ch’uom
- ↑ v. 30. C. A. ne dava
- ↑ v. 34. C. A. Quando noi