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[v. 130-142] | c o m m e n t o | 825 |
cantica tersa, che è segonda da questa seconda e tersa da la prima, Non mi lassa più ir lo fren dell’arte; cioè la ragione e la regula da la poesi, che vuole che ’l poema sia simplice per simplicità di materia, et uno per unità di forma. Io; cioè Dante, ritornai da la santissim’onda; cioè del fiume Eunoe, che rammenta e raccende l’amor de le virtù, Rifatto sì, come piante novelle: le piante novelle de li ulivi sono fresche e verdi; e però dice lo Salmista: Filii tui, sicut novellæ olivarum in circuitu mensæ tuæ. — Rinovellate di novella fronda; cioè di nuovi atti virtuosi et opere, Puro; cioè netto da ogni macchia, e disposto a salir a le stelle; cioè al cielo nel quale sono le stelle: imperò che da quinci inanti abbo a trattare de le virtù che sono delli animi purgati contemplativi, li quali sono in terra per grazia et in cielo per gloria, poi che io abbo trattato pienamente de le virtù purgatorie, come è manifesto per lo processo de la materia. E qui finisce la lettera co l’esposizione allegorica e morale de la seconda cantica, de la quale sia onore e gloria al nostro Signore Iddio Onnipotente Padre, Filliuolo e Spirito Santo, che m’à conceduto grazia di compierla. In sæcula sæculorum amen. Deo gratias.
Finito libro, sit laus et gloria Cristo, Theodricus de Andrea Teutonicum scripsit 1413. Compiutolo a di’ 29 di Genai.
FINE DEL TOMO SECONDO.
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Per la sollecitudine che ci abbiamo presa, acciocchè questo nostro volume uscisse al publico senza macchia tipografica; pure mal nostro grado alla pag. 39, v. 2 leggesi libero per l’Ibero — 288, v. 7 Danet per Dante — 619, v. 1 dè pa per dè da. — 661, v. 44 sambianti per sembianti, e forse qualche altra che dal lettore domanda indulgenza.
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