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[v. 115-129] | c o m m e n t o | 823 |
l’altra d’arricordarsi del bene e del suo amore, che esceno d’una fonte; cioè da Dio, che è fonte di tutte le grazie e di tutti li beni.
C. XXXIII — v. 115-129. In questi cinque ternari lo nostro autore finge come dimandò Beatrice che fiumi erano quelli che aveano trovati; et ella lo mandò a Matelda, e Matelda si scusa che già liel’a manifestati; e Beatrice dice a Matelda, dimostrandoli Eunoe che vi meni Dante e che ve lo ’mbagni dentro e raccendali la virtù; e però dice così: O luce, o gloria de la gente umana; ecco che parla l’autore a Beatrice, e chiamala luce de la gente umana: imperò che come per la luce; cioè per lo suo mezzo, si vedeno le cose visibili; così per la Teologia si vede da la gente umana Iddio, e chiamala gloria de la gente umana: imperò che la gloria umana perfetta è vedere e cognoscere Iddio, e la santa Teologia ci fa cognoscere e vedere Iddio; dunqua bene si può chiamare luce e gloria de la gente umana, Che acqua è questa; ecco che dimanda per volere sapere che acqua quella era, che; cioè la quale acqua, qui; cioè in questo luogo, si dispiega; cioè si deriva, Da un principio; cioè da una fonte, e sè lontana; cioè dilunga, da sè: imperò che si divide, e l’uno rivo corre inverso mano ritta, e l’altro inverso mano sinistra? Per cotal prego; cioè per tal dimando quale io fei, dice l’autore, ditto mi fu; cioè risposto fu a me Dante: Prega Matelda; cioè la mia filliuola: la dottrina de la santa Teologia è filliuola de la Teologia, che tel dica; cioè quello che tu dimandi, e qui; cioè et a questo, rispuose La bella donna; cioè Matelda, Come fa chi; cioè come fa colui lo quale, da colpa si dislega; cioè si disciolge: se l’ammaestratore che è posto ammaestrare non ammaestrasse li discepuli di quello che li è tenuto, serebbe colpevile; e però finge l’autore che Matelda risponda ch’ella à ben fatto quello che a lei s’apparteneva, dicendo: Questo et altre cose; cioè necessarie a la sua salute, Ditte li son per me; cioè Matelda, e son sigura; io Matelda, Che l’acqua di Lete; che è fiume di dimenticagione estintivo del fomite del male, nolliel nascose; cioè nolliel à appiattato: imperò che non è male questo, anco è bene, e Lete à ad appiattare pur lo male. E Beatrice; ecco che induce Beatrice rispondente al ditto di Matelda, disse, si dè intendere: Forsi maggior cura; cioè maggior solicitudine, Che; cioè la quale, spesse volte la memoria priva; de le cose che ella, Fatt’à; cioè à fatto, la mente sua; cioè di Dante, nelli occhi oscura; cioè ne la ragione e ne lo intelletto, che sono li occhi de la mente. Ma vedi; tu, Matelda, Eunoe; questo è lo nome del fiume che corre inverso mano destra; quel che significa fu ditto di sopra; cioè buona mente, quando si trattò d’essi fiumi, che; cioè lo quale, là; cioè in quello luogo, deriva; cioè fa lo corso suo, Menalo ad esso; cioè tu, Matelda, mena Dante a quello fiume Eunoe, e come tu se’ usa: imperò che la pra-