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822 | p u r g a t o r i o x x x i i i. | [v. 103-114] |
logia per li altri studi sia peccato, secondo la sua fizione. Veramente ora mai: cioè ingiummai, seranno nude Le mie parole; dice Beatrice a Dante: Ingiummai ti parlerò apertamente, quanto converrassi; cioè tanto, quanto si converrà, Quelle scoprir; cioè aprire e manifestare, a la tua vista rude; cioè al tuo intendimento rozzo. Poi ch’io t’abbo mostrato che la vostra dottrina non si confà co la mia, io ti parlerò ingiummai apertamente.
C. XXXIII — v. 103-114. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come, andando per lo paradiso, pervenneno a la fonte di Lete e d’Eunoe; ma prima descrive lo tempo, dicendo così: E più corrusco; cioè splendiente che non era stato inanti: imperò che sempre cresce lo splendore in fine al mezzo di’, e con più lenti passi; che non era stato inanti, Teneva ’l Sole il cerchio del merigge; cioè lo meridiano: imperò ch’era più alto che non era stato; e quanto è più alto lo sole, tanto più lentamente va lo sole; e più risplendiente è nel mezzo di’, che la mattina o la sera, Che; cioè lo quale meridiano, qua e là, come la spera; cioè del sole, fassi; cioè secondo che la spera del sole si muta: imperò che ’l sole a chi si leva più adrieto et a chi più inanti secondo lo sito in che lo omo è, e così si muta1 lo meriado, ora inverso l’oriente più e meno, ora inver l’occidente più e meno, secondo li diversi siti de la terra, Quando s’affisen; cioè quando si fermonno le sette donne ch’erano inanti a Beatrice: imperò che lei sempre guidano, era mezzo di’, sì come s’affigge; cioè si ferma; ecco che fa similitudine, Chi va; cioè colui lo quale va, dinanti a gente per iscorta; cioè per guidatore d’alcuna gente e scorgitore de la via, Se trova novitate; cioè la ditta scorta, in suo vestigge; cioè ne le suoe pedate, cioè ne la sua via ch’elli àe a scorgere, Le sette donne; queste sette donne si dè rendere dinansi a quello s’affisen, perchè è lo suo supposito, secondo la Gramatica, al fin d’un’ombra smorta; cioè a le confine d’una ombra smorta che trovonno, Qual; cioè ombra, sotto follie verdi e rami nigri: quando le selve sono folte, li rami paiano neri perchè la luce non vi può intrare, Sovra suo’ freddi rivi; cioè d’acqua, l’Alpe porta; cioè nell’Alpe si solliano trovare. Dinanzi ad esse; cioè a le ditte sette donne, Eufrates e Tigri; cioè due fiumi quale sono Eufrates e Tigri, Veder mi parve uscir d’una fontana; cioè a me Dante, E quasi amici dipartirsi pigri; cioè mi parve vedere a me Dante. E questi due fiume, che esceno d’una fontana, finge l’autore che fusseno Lete et Eunoe dei quali fu ditto di sopra, li quali finge uscire d’una fonte come esceno Eufrates e Tigris: imperò che queste sono due grazie; cioè l’una a diminticare2 lo male e lo suo fomite e lo suo incentivo, e