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[v. 91-102] | c o m m e n t o | 821 |
Come può seguitar la mia parola: le parole de la santa Teologia sono sì alte, che ad esse non adiunge l’umana ragione, E veggi; ancora tu, Dante, vostra1 via; cioè del mondo da la divina; cioè via, Distar cotanto; cioè esser tanto differente, quanto si discorda Da terra ’l Ciel che; cioè lo quale cielo, più alto festina; cioè più alto si volge tostamente; e questo è lo primo mobile che si muove contrario al muovimento delli altri cieli, et in 24 ore fa la sua revoluzione. La via mondana seguita la terra e li beni terreni, e la via divina seguita li cieli e li beni celesti; e però bene s’adatta la similitudine posta dall’autore.
C. XXXIII — v. 91-102. In questi quattro ternari lo nostro autore finge com’elli rispuose ad alcuno ditto di Beatrice; a la quale risposta ella contradice con sottile ragione, e bene respondente a la poesi, dicendo così: Ond’io; cioè per la qual cosa io Dante, rispuose a lei; cioè a Beatrice: Non mi ricorda, Ch’io; cioè che io Dante, straniasse me; cioè dilungasse me, giammai da voi; cioè da Beatrice, Nè ònne coscienzia che rimorda; cioè me d’essermi dilungato da voi; unde Beatrice rispuose: E se tu ricordar non te ne poi; cioè tu, Dante, Sorridendo rispuose; cioè Beatrice a Dante, or ti rammenta; cioè ora ti ricorda, Come bevesti su di Lete; cioè del fiume de la dimenticagione, ancoi; cioè ancora oggi; la qual cosa non dei avere diminticata: imperò che Lete non fa dimenticare se non lo male, secondo la fizione poetica. E se dal fummo foco s’argomenta; cioè e se si può fare argomento2 quando esce lo fummo d’unqua dov’è lo fuoco; lo quale argomento si fa, Cotesta oblivion; cioè cotesta dimenticagione, chiaro conchiude Colpa ne la tua vollia; cioè ne la tua volontà, altrove attenta; cioè inverso altre parte, quasi dicesse: Se tu non te ne ricordi d’esserti partito da me, questo è perchè ài bevuto di Lete, che è fiume che fa dimenticare ogni peccato, e fallo commesso: e cotesto non ricordarti è segno che la tua volontà fu colpevile, attendendo ad altro a che tu non dovei: che se tu non avessi ad altro atteso che a me, tu aresti fermezza, e non arricordandoti d’esserti partito è segno dimostrativo che ti partisti: et è segno che partire fu colpa e peccato: imperò che per lo bere di Lete si dimentica solamente la colpa e lo peccato e non lo bene, e però bene si conchiude: con ciò sia cosa che tu ti partisti da me, e non te n’arricordi, e Lete fa dimenticare solamente lo male, dunqua seguita che lo partire da me e darsi a la Filosofia o a la Poesi sia male e peccato. E questo è quello che intese propriamente provare l’autore, che lassare la Teo-