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C A N T O IV.
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1Quando per dilettanze, o ver per dollie,
Che alcuna virtù nostra comprenda,
L’anima bene ad essa si raccollie,
4Par che a nulla potenzia più intenda:
E questo è contra quello error, che crede
Che un’anima sovr’altra in noi s’accenda.
7E però quando s’ode cosa, o vede,
Che tegna forte a sè l’anima volta,
Vassene il tempo, e l’om non se n’avvede:
10Chè altra potenzia è quella che l’ascolta,1
Et altra è quella ch’à l’anima intera;
Questa è quasi legata, e quella è sciolta.
13Di ciò ebb’io esperienzia vera,
Udendo quello spirito e ammirando:
Che ben cinquanta gradi sallito era
16Lo Sole, et io non m’era accorto, quando
Venimmo dove quell’anime ad una
Gridaro a noi: Qui è vostro dimando.
19Maggior aperta molte volte impruna
Con una forcatella di suoe spine
L’uom de la villa quando l’uva imbruna,
- ↑ v. 10. C. A. che l’è tolta,