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[v. 73-81] | c o m m e n t o | 819 |
ch’elli non può comprendere l’altezza del suo parlare, et ella li rende la cagione, et incominciasi quive: Ma perchè tanto ec.; ne la tersa finge com’elli fece scusa a Beatrice, a la quale scusa Beatrice rende la cagione perchè quella non è sofficente scusa, et incominciasi quive: Ond’io rispuose ec.; ne la quarta finge come pervenneno al fiume Eunoe; cioè a la sua fonte, et incominciasi quive: E più corrusco ec.; ne la quinta finge come fu ammonito ch’elli dimandasse d’esser bagnato nel fiume Eunoe, et incominciasi quive: O luce o gloria ec.; ne la sesta parte finge come fu imbagnato nel ditto fiume, e conchiude lo suo poema, et incominciasi quive: Come anima gentil ec. Divisa adunqua la lezione, ora è da vedere lo testo co l’esposizione litterale, allegorica o vero morale.
C. XXXIII — v. 73-81. In questi tre ternari lo nostro autore finge come Beatrice rende la cagione, per che li disse le parole ditte di sopra, le quali funno molto sottili, dicendo così: Io dissi di sopra che se li vani pensieri non t’avasseno impietrata et indurata la mente come pietra, e lo loro piacere non te l’avesse tinta e mutata di bianca in nera, tu cognosceresti che per iustizia Iddio vietò ai primi parenti lo pomo; ma ora ti dico che, perchè tu ài lo cuore et impietrato e tinto sì che tu non intendi le mie parole, vollio che la sentenzia ditta di sopra te ne la porti, se non scritta, al meno dipinta dentro nel tuo cuore, acciò che si paia che tu sii stato qui meco; e però dice: Ma perch’io; cioè Beatrice, veggio te; cioè Dante, Fatto di pietra ne l’intelletto; cioè indurato come pietra nel tuo intendimento da i vani pensieri, come l’acqua dell’Elsa indura la pallia apponendovi la groma1 de la pietra, come fu ditto di sopra, et impietrato, tinto; cioè e non solamente impetrato; ma tinto e mutato lo tuo intelletto dal piacere dei vani pensieri di bianco in vermillio, come si mutò lo gelso per lo sangue di Piramo; cioè mutato di puro e netto in infetto e macchiato, Sì che t’abballia il lume del mio detto: come2 lo lume abballia l’occhio quando è infetto; così lo lume e la chiarezza delle mie parole abballiano lo vedere del tuo intelletto che è indurato et infetto dei vani pensieri, Vollio; io Beatrice, anco, e se non scritto: la scrittura dichiara mellio che la dipintura: imperò che ti dimostra particolarmente lo suo intendimento co le parole scritte, e la dipintura rappresenta li atti all’occhio li quali spesse volte non s’intendeno, se la scrittura non v’è che ’l dichiari; e però mal fa chi scrive se non scrive aperto, sicchè s’intenda, almen dipinto; cioè se non scritto, sì che s’intenda pienamente come si dè intendere la scrittura, al meno scritto per sì fatto modo che s’intenda confusamente come fa la dipintura, Che ’l te ne porti dentro a te; cioè tu, Dante, quello ch’io ti dissi di sopra dentro nel cuore ne porti la sua3 somma,