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818 | p u r g a t o r i o x x x i i i. | [v. 58-72] |
avea fatto l’omo di due nature, cioè carnea e spirituale; così due beni li apparecchiò al principio; l’uno temporale e l’altro eterno, l’uno corporale e l’altro spirituale; e perchè prima li era bisogno lo bene corporale e poi lo spirituale, lo corporale bene li diè prima e lo spirituale li promisse e proposelelo sì fatto che per merito lo potesse acquistare. Et acciò che l’omo lo bene corporale che li avea dato sapesse e potesse per merito guardare e lo promesso meritare, come dimanda la iustizia, in de la creazione diede a l’omo la ragione acciò che cognoscesse lo bene e lo male, e diedeli la libertà de l’arbitrio acciò che per quella, sottomessa a l’obedienzia, potesse meritare; et adiuniseli lo comandamento de l’obedienzia, per l’osservanzia de la quale non perdesse lo temporale bene che Dio li avea dato, et avesse lo bene promesso sì che per merito venisse al premio che tutto è secondo iustizia. Arebbe potuto Iddio, se avesse volsuto, darli di grazia l’uno bene e l’altro; ma non serebbe stata iustizia; ma grazia; e cusì lo bene de la iustizia non serebbe stato comunicato a l’omo; dunqua lo vietamento fu fatto, perchè la iustizia di Dio si cognoscesse e s’adempiesse. L’altra circustanzia è che Adam, perchè mangiò lo pomo, cinque milie anni e più penò a vedere la faccia di Dio, che tutto fu iustizia perchè avea disobedito. L’altra circustanzia è che mai Adam non arebbe veduto la faccia di Dio, se non si fusse sodisfatto co l’obedienzia a quella disobedienzia d’Adamo, per la quale sodisfece lo filliuolo di Dio fatto omo quando sostenne pena in sul legno de la croce per obedire al Padre che ’l mandò nel mondo, acciò che manifestasse la verità di Dio alli omini, e per questo fu morto e pendette in su quello legno medesmo nel quale fu commessa la disobedienzia: e come due mani si steseno a disubedire, cioè quella d’Eva e d’Adamo; così Cristo amburo le suoi mani in sul ditto legno stese per obedienzia; e cusì s’adempiè la iustizia di Dio inverso l’omo, e participò et accomunò Iddio con lui lo bene de la iustizia per questo così fatto modo; e così Iddio mostrò tutto sè a l’omo tanto, quanto l’omo è capace di lui. E queste circustanzie àe toccato l’autore nel testo, come appare di sopra; e per questo si cognosce moralmente che Iddio, per dimostrare et adimpiere la sua iustizia, fece lo ditto comandamento ai primi nostri parenti intorno a la ditta pianta. E qui finisce la prima lezione del canto xxxiii de la seconda cantica. Seguita la seconda.
Ma perch’io veggio ec. In questa seconda lezione del canto xxxiii lo nostro autore finge come Beatrice li dichiara, parlando con lui, alquante belle sentenzie; e come ella lo fece immergere nel fiume Eunoe. E dividesi tutta in sei parti: imperò che prima finge come Beatrice li rende la ragione, perchè di sopra lo fece cauto de la ditta sentenzia; ne la seconda muove dubbio Dante a Beatrice, per