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c a n t o   x x x i i i. 807

100Veramente ora mai seranno nude
     Le mie parole, quanto converrassi
     Quelle scoprir a la tua vista rude.
103E più corrusco, e con più lenti passi
     Teneva ’l Sole il cerchio del merigge,1
     Che qua e là, come la spera, fassi;2
106Quando s’affisen, sì come s’affigge3
     Chi va dinanti a gente per iscorta,4
     Se trova novitate in suo vestigge,5
109Le sette donne al fin d’un’ombra smorta,
     Qual sotto follie verdi e rami nigri
     Sovra suo’ freddi rivi l’Alpe porta.
112Dinanzi ad esse Eufrates e Tigri6
     Veder mi parve uscir d’una fontana,
     E quasi amici dipartirsi pigri.
115O luce, o gloria de la gente umana,
     Che acqua è questa, che qui si dispiega
     Da un principio, e sè da sè lontana?
118Per cotal prego ditto mi fu: Prega
     Matelda che tel dica; e qui rispuose,7
     Come fa chi da colpa si dislega,
121La bella donna: Questo et altre cose
     Ditte li son per me; e son sigura
     Che l’acqua di Lete nolliel nascose.8
124E Beatrice: Forsi maggior cura,
     Che spesse volte la memoria priva,
     Fatt’à la mente sua nelli occhi oscura.

  1. v. 104. C. M. il corso del merigge,
  2. v. 105. C. A. come gli aspetti, fassi;
  3. v. 106. C. A. s’affisser,
  4. v. 107. C. A. dinanzi a
  5. v. 108. Vestigge. Tale in antico era l’ortografìa di alcune parole, come egreggi, preggio, reggia, e simili. E.
  6. v. 112. C. A. ad essi
  7. v. 119. C. A. che ’l ti dica;
  8. v.123. C. A. Letè non gliel