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c a n t o x x x i i i. |
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100Veramente ora mai seranno nude
Le mie parole, quanto converrassi
Quelle scoprir a la tua vista rude.
103E più corrusco, e con più lenti passi
Teneva ’l Sole il cerchio del merigge,1
Che qua e là, come la spera, fassi;2
106Quando s’affisen, sì come s’affigge3
Chi va dinanti a gente per iscorta,4
Se trova novitate in suo vestigge,5
109Le sette donne al fin d’un’ombra smorta,
Qual sotto follie verdi e rami nigri
Sovra suo’ freddi rivi l’Alpe porta.
112Dinanzi ad esse Eufrates e Tigri6
Veder mi parve uscir d’una fontana,
E quasi amici dipartirsi pigri.
115O luce, o gloria de la gente umana,
Che acqua è questa, che qui si dispiega
Da un principio, e sè da sè lontana?
118Per cotal prego ditto mi fu: Prega
Matelda che tel dica; e qui rispuose,7
Come fa chi da colpa si dislega,
121La bella donna: Questo et altre cose
Ditte li son per me; e son sigura
Che l’acqua di Lete nolliel nascose.8
124E Beatrice: Forsi maggior cura,
Che spesse volte la memoria priva,
Fatt’à la mente sua nelli occhi oscura.
- ↑ v. 104. C. M. il corso del merigge,
- ↑ v. 105. C. A. come gli aspetti, fassi;
- ↑ v. 106. C. A. s’affisser,
- ↑ v. 107. C. A. dinanzi a
- ↑ v. 108. Vestigge. Tale in antico era l’ortografìa di alcune parole, come egreggi, preggio, reggia, e simili. E.
- ↑ v. 112. C. A. ad essi
- ↑ v. 119. C. A. che ’l ti dica;
- ↑ v.123. C. A. Letè non gliel