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di bianco, coronati di gilli ch’erano inanti a la processione, che figurano li salvati del vecchio testamento; e quei che seguivano poi, che figurano quelli del nuovo, dopo ’l Griffon: imperò che Cristo fu lo primo omo che sallisse in cielo, di po’ lui andonno li altri; e però dice: se vanno suso; cioè in cielo, Con più dolce canzon e più profonda; che non fu l’inno che tu udisti, dinanti al quale t’addormentasti. E per questo dà ad intendere l’autore come elli considerò e rividde nel suo studio la resurrezione di Cristo e l’ascensione e liberazione dei santi Padri e dei salvati per la passione di Cristo; la quale cosa è da considerare e dimostrare essere rapresentali1 nel paradiso terreste appiè de la pianta, dove fu la ruina dei primi nostri parenti. E se più fu lo suo parlar; cioè di Matelda, diffuso; cioè ampio, Non so; io Dante, se più s’allargò nel dire: però che già; ecco che assegna la cagione, nelli occhi; cioè miei, cioè ne la ragione, ne lo intelletto mio, m’era Quella; cioè Beatrice, che; cioè la quale, m’avea chiuso; cioè tolto e levato, intender ad altro; che a lei. Ogni altra intenzione avea posto giù Dante che fusse impertinente a la santa Scrittura, e2 nei suoi studi che l’omo che in questa vita s’àe recato a stato d’innocenzia si dè esercitare poi pure ne la dottrina de la santa Scrittura e nei suoi studi mentre che ci sta, sicchè continuamente qui si trovi con Dio per grazia, e poi di po’ la morte per gloria.

C. XXXII — v. 94-108. In questi cinque ternari lo nostro autore finge come, mostratoli Beatrice, andò a lei; e descrive com’ella stava e come lo fece attento a vedere quil che venia al carro; e come elli fu obediente, dicendo cosi: Sola sedeasi; cioè Beatrice, in su la terra vera; di sopra disse Matelda che Beatrice sedea in su la radice dell’albaro, e però dice ora in su la terra vera: imperò che la radice è radicata in terra; et una medesima cosa intende ora che intese di sopra; cioè che la santa Scrittura siede ne le menti umane umili: imperò ch’ella fu fondata nell’umilità di Cristo, e quive si riposò, e poi nei discepuli suoi che funno vera terra per umilità, Come guardia lassata lì; cioè quive da Cristo, del plaustro; cioè dè la santa Chiesa figurata per lo carro, la quale fu guardata al principio dai santi Teologi, Che; cioè lo quale carro, legar viddi; cioè io Dante a l’arbore de la obedienzia, a la biforme fera; cioè al griffone che figura Cristo. In cerchio; cioè in tondo et in giro, li facean; cioè a Beatrice, di sè claustro; cioè chiusura, Le sette Ninfe; cioè le sette virtù, quattro cardinali e tre teologiche: veramente le ditte virtù chiudono e difendeno la santa Scrittura da ogni offensione, con quei lumi in mano; cioè co li sette doni de lo Spirito Santo: imperò che

  1. C. M. dimostrare rappresentali
  2. C. M. e per questo dimostra che l’omo