Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
[v. 64-84] | c o m m e n t o | 789 |
co la sua parola fece risuscitare il filliuolo de la vedova, quando disse: Adolescens, tibi dico, surge, e quando fece risuscitare Lazaro, dicendo: Lazare, veni foras, e così delli altri. E viddero scemata loro scola; cioè li ditti tre apostoli viddeno che non v’era Moisè, nè Elia; cioè a quella dottrina ne la quale lo Verbo incarnato insegnò e mostrò loro la sua gloria e la sua divinità, Così di Moisè come d’Elia; ch’erano spariti via, Et al Maestro suo; cioè Cristo, cangiata stola: imperò ch’era ito via lo splendere, et erasi appiattata la divinità sotto l’umanità. Tal tornai; dal mio sonno, cioè pieno di stupore e di meravillia, io; cioè Dante, quali tornonno li ditti tre apostoli dal loro sonno, pieni di stupore e di meravillia, e viddi; cioè io Dante, quella pia; cioè Matelda, che figura la dottrina catolica, Sovra me starsi: imperò che sempre sopra lui stava la dottrina de la santa Chiesa, che; cioè la quale, conducitrice Fu de’ miei passi; cioè mi condusse e dirissòmi, quanto prima1 arrivai al fiume Lete; e però dice: lungo ’l fiume pria; cioè quando io era di qua dal fiume Lete e la processione venia in giuso, finge l’autore che Matelda stesse sopra di lui: imperò ch’ella l’insegnava Beatrice; la qual cosa figura che la dottrina de la santa Teologia insegna e dimostra la santa Teologia e nasce de la santa Teologia, sì come Matelda contessa nacque de la contessa Beatrice, e per questo figurare prese l’autore questi nomi, intendendo per la madre la santa Teologia, e per la filliuola la santa dottrina e la santa predicazione. Seguita la seconda lezione del canto xxxii, e finisce la prima.
E tutto in dubbio dissi ec. Questa è la seconda lezione del canto xxxii, nel quale lo nostro autore finge che sotto certe figure vedesse nel paradiso delitiarum quelle cose che avvenneno ne la primitiva Chiesa, le quali finge che le vedesse qui: imperò ch’elli, apparecchiandosi a trattare de la beatitudine, venne ripensando tutte le cose che funno via e principio ad essa, per mostrare quelle ai lettori de la sua comedia; e finge che li fusseno mostrate da Beatrice: imperò che le trovò scritte da coloro che aveano studiato la santa Teologia. E dividesi questa lezione tutta in cinque parti: imperò che prima finge come elli dimandò Matelda di Beatrice, et ella liela mostrò; nella seconda finge come Beatrice stava a guardare il carro accompagnato2 da le virtù, e come ella lo fa accorto che ragguardi lo carro, e che noti quel che vede sì che lo scriva perchè ’l mondo si corregga, et incominciasi quive: Sola sedeasi ec.; ne la tersa finge come vidde una aquila scendere giù per l’arbaro, rompendo fiori e frondi e de la scorsa e percuotere lo cafro, sicchè ’l fece piegare, et anco appiattarsi una volpe in esso, e Beatrice cacciarla via, et incominciasi quive: Non scese mai ec.; ne la quarta parte finge che vedesse