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[v. 28-42] | c o m m e n t o | 783 |
turo, e per questo fanno salvati. Io; cioè Dante, senti’ mormorare; cioè con mormorio dire, a tutti; cioè quelli ch’erano a quella processione: Adamo; cioè, o Adamo, perchè fusti disobidiente, che per la tua disubidienzia abbiamo perduto tanto bene! Poi cerchiaro una pianta dispolliata; cioè andòno intorno tutti all’arbaro de la notizia del bene e del male, Di follie; cioè proprie, e d’altre fronde; cioè di fronde d’altro arbaro, in ciascun ramo; cioè non solamente lo troncone e la cima era spolliato de le suoe frondi e de l’altrui; ma eziandio tutti li suoi rami. E questo dice, secondo la lettera: imperò che alcuna volta sono sanicastri o altri arbori che, benchè non abbiano le suoe frondi perchè sono secchi, ànno le follie di qualche vite che v’è posta suso. E secondo l’allegoria dà ad intendere che quell’arbore, che significava l’obedienzia da la quale si partì l’omo, fu spogliata prima del suo frutto ch’era la beatitudine, e de le follie proprie; cioè dell’opere virtuose, che vegnano dell’umilità e da l’obedienzia, et ancora dell’opere virtuose che vegnano dell’altre virtù: imperò che per quella disobedienzia l’omo fu privato de la grazia di Dio, sicchè non potette mai fare opera per la quale si riconcilliasse con Dio, infine che non venne Cristo che co la sua obedienzia ci riconsilliò1 con Dio: et allora si rivestitte la pianta, come apparrà di sotto. La coma sua; cioè lo giro dei rami: coma è la capillatura2 del capo, e così lo giro dei rami è coma alli arbari, che tanto si dilata; cioè la quale tanto s’allarga: secondo la lettera mostra che fusse molto ampia quella pianta nel giro dei suoi rami, Più, quanto più è su; questo è contrario delli altri arbori che solliano stringere la coma quanto più vanno in su, e questo l’allarga quanto più va in su, fora dall’Indi Nei boschi lor per altezza mirata: nell’India sono altissimi arbori; ma questo era tanto alto, che l’Indi se n’arebbeno fatto meravillia. E per questo dà ad intendere che la scienzia è infinita; che quanto l’omo più va in su in essa tanto più si stende, e più trova ad ampliarsi e dilatarsi ne la sua ampletudine; ma ne la sua lunghezza s’inalsa in fine a Dio: più su non può montare, perch’elli è principio e fine; ma dilatare si può in infinito, cercando la creatura nel suo essere che è come uno mare che non à fondo. E come si dirà di sotto, questo arbore per lo interditto, che Iddio vi puose, figura l’obedienzia che è radicata in su l’umilità; e l’obedienzia cresce tanto in alto che adiunge infine a Dio, e dilatasi in infinite virtù quanto più va in su, tanto che la latitudine sua non si comprende; e però l’uno e l’altro intelletto si può adattare.
C. XXXII— v. 43-51. In questi tre ternari lo nostro autore finge come quelli ch’erano intorno all’arbore de la notizia del bene