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c a n t o x x x i i. | 777 |
154Ma, perchè l’occhio cupido e vagante
A me rivolse, quel feroce drudo
La flagellò dal capo infin le piante.
157Poi di dispetto pieno e d’ira crudo1
Di sciolse ’l mostro, e trassel per la selva
Tanto, che sol di lei mi fece scudo2
160A la puttana, et a la nuova belva.
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C O M M E N T O
Tant’eran li occhi miei ec. In questo xxxii canto lo nostro autore finge come lo griffone guidò lo carro all’arbaro de la scienzia1, e figura tutte le cose che avvenneno ne la primitiva Chiesa; e però si divide questo canto in du’ parti: imperò che prima finge come lo griffone guidò e rimenò lo carro e la processione con tutto quello ordine, ch’era venuto, all’arbore de la notizia del bene e del male2: ne la seconda parte, che serà la seconda lezione, finge come svelliato dimanda Matelda di Beatrice, et ella liela mostra, e come Beatrice lo fa attento a comprendere le cose che avverranno, che figurano quello che fu ne la primitiva Chiesa, et incominciasi quive, cioè: E tutto in dubbio ec. La prima, che serà la prima lezione, si divide in sei parti: imperò che prima dimostra la fissa attenzione ch’elli avea a ragguardare Beatrice, e come ne fu rimosso; ne la seconda dimostra come vidde rivolta la processione, che avea veduto venire a ritornare unde era partita, et incominciasi quive: E la disposizion che al veder ec.; ne la tersa finge come elli e Stazio e Matelda seguitonno la ditta processione e come giunsono a la pianta de la disobedienzia, et incominciasi quive: La bella donna, ec.; ne la quarta finge come voci gridavano certe lode del griffone e come elli rispondea, et incominciasi quive: Beato se’, Grifon, ec.; ne la quinta finge come la ditta pianta, ch’era spolliata di fronde3, si rivestitte di nuove frondi, et incominciasi quive: Come le nostre piante ec.; ne la sesta finge come s’addormentò e come ebbe una bella