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c a n t o   x x x i i. 773

43Beato se’, Grifon, che non discindi
     Col becco d’esto legno dolce al gusto,
     Poscia che mal si torce ’l ventre quindi.
46Così d’intorno all’arbore robusto
     Gridavan li altri; e l’animal binato:1
     Sì si conserva il seme d’ogni giusto.
49E, volto al temo ch’elli avea tirato,2
     Trasselo al piè della vedova frasca;
     E quel di lei a lei lassò legato.
52Come le nostre piante, quando casca
     Giù la gran luce meschiata con quella
     Che raggia dietro a la celeste lasca,
55Turgide fansi, e poi si rinnovella
     Di suo color ciascuna, pria che ’l Sole
     Giunga li suo corsier sott’altra stella.
58Men che di rose, e più che di viole
     Colore aprendosi, innovò la pianta,3
     Che prima avea le ramora sì sole.4
61Io nollo intesi, e qui già non si canta5
     L’inno che quella gente allor cantaro,
     Nè la nota soffersi tutta quanta.
64S’io potesse ritrar come assonnaro
     Li occhi spietati, udendo di Siringa,
     Li occhi a cui pur vegghiar gostò sì caro;
67Come pintor, che con esemplo pinga,
     Disegnerei com’io m’addormentai;6
     Ma sia qual vuol che l’assonnar ben finga:7

  1. v. 47. C. A. Gridaron
  2. v. 49. C. A. volti al
  3. v. 59. C. A. aprendo s’innovò
  4. v. 60. Ramora; terminazione avanzataci dall’altra pure feminile col plurale in a: le letta, le prata ec. E.
  5. v. 61. C. A. Io non lo intesi, nè qui non si canta
  6. v. 68. C. M. Designerei
  7. v. 69. C. A. Ma qual vuol sia che l’assonnar