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[v. 127-138] | c o m m e n t o | 769 |
imperò che in sè nulla mutazione avea, E sè ne l’idul suo; cioè ne la imagine e figurazione, che si rappresentava nelli occhi di Beatrice come ’l Sole ne lo specchio, si trasmutava; ora d’una figura, ora d’un’altra: imperò che, quando Dante leggeva la Santa Scrittura e vedeva varie figurazione di Cristo, niente di meno intendeva pure una medesima cosa; ma meravilliavasi dell’alto intendimento che quive era.
C. XXXI — v. 127-138. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come, presentato elli Dante da le 4 virtù cardinali a Beatrice, contemplando e vedendo come Cristo ne la Santa Scrittura si rappresenta sotto varie figure, vennero le 3 virtù teologiche cantando e raccomandando lui a Beatrice, dicendo così: Mentre che piena di stupor; cioè di meravillia per la cagione ditta dinanti, e lieta: imperò che niuna cosa fa più lieta la mente, che lo pensamento de le cose di Dio, L’anima mia gustava; cioè assaggiava, di quil cibo; cioè divino, Che; cioè lo quale, saziando sè; cioè essa anima, asseta; cioè fa crescere la sete, di sè; cioè d’esso cibo divino: quanto più l’anima assaggia de le cose d’iddio, tanto più liene cresce lo desiderio, l’altre tre; cioè virtù teologiche, Sè dimostrando di più alto tribo; cioè dimostrandosi di più alta schiatta, che de le quattro virtù cardinali: imperò che intendeno a maggior cose, cioè a le divine, Nelli atti; cioè loro: imperò che sono in cose divine esercitate, si fero avanti; a raccomandare Dante a Beatrice, secondo la lettera; ma secondo l’allegoria, venneno nella mente dell’autore esercitandosi ne’ loro atti, Danzando; cioè facendo festa, al loro angelico garibo; cioè al loro angelico modo: garibo è a dire garbo, e garbo è lo modo. Era la sua canzona; cioè de le ditte tre virtù teologiche: Volgi; Beatrice, volgi li occhi santi; cioè tuoi, al tuo fedele; cioè a Dante, Che per vederti; cioè per vedere te, cioè per vedere, secondo l’allegoria, come la Teologia beatifica l’omo che la studia perfettamente et intendela, à mosso passi tanti; cioè è ito di grado in grado considerando come si viene ad abominazione del peccato, poi come se ne purga, poi come si viene a stato d’innocenzia, et a l’ultimo vede Beatrice quando l’anima si beatifica. Per grazia fanne grazia; cioè a noi per grazia preveniente fa grazia illuminante, cooperante e consumante, sicchè si beatifichi, che disvele; cioè che manifesti e scuopri, A lui; cioè a Dante tuo fedele, la bocca tua; cioè la tua sentenzia litterale e morale per sì fatto modo; e però dice: sì che discerna; cioè cognosca, La seconda bellezza; cioè lo spirituale intelletto, che; lo quale, tu; cioè Beatrice, cele; cioè appiatti sotto la lettera e moralità. E quanto a la lettera si può intendere: Scuopreli lo volto tuo, ponendo la parte, cioè la bocca per lo tutto, cioè per lo volto che sta appiattato sotto il bianco velo, acciò ch’elli vegga lo volto tutto, che non