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Dante, et incominciasi quive: Mentre che piena ec.; ne la sesta fine come nessuno serebbe sofficiente a descrivere Beatrice quale si fece allora, et incominciasi quive: Ahi splendori di viva ec. Divisa la lezione, ora è da vedere la sentenzia litterale co la esposizione allegorica e morale.

C. XXXI — v. 76-90. In questi cinque ternari lo nostro autore finge come, levato su1 faccia, vidde li angiuli e vidde Beatrice molto eccellente; e come allora li venne tanta contrizione che cadde giù vinto, dicendo così: E come la mia faccia; cioè di me Dante, si distese; cioè levata su alto, l’occhio; cioè mio, dice l’autore, comprese; cioè s’avvidde, quelle prime creature; cioè li angiuli che funno le prime creature, che Iddio creasse, Posarsi Da lor apprension; cioè riposarsi e non stare più attenti ad udire Beatrice, e così si riposavano da l’apprensione loro, che prima avevano avuto in udire Beatrice; e questo fu segno a l’autore che Beatrice non dovea più parlare allora. E le mie luci; cioè de’ miei occhi, ancor pogo sigure; cioè che ancora non s’assiguravano di ragguardare Beatrice; ma pur avvisando in su, Vidder Beatrice; cioè quella che prima avea ripreso Dante, volta ’n su la fiera; cioè in sul griffone ditto di sopra che figura Cristo, e però dice, Che; cioè la quale fiera, è una sola persona: imperò che sola la persona del Filliuolo prese carne umana, e non lo Padre, non lo Spirito Santo, solamente lo Verbo Divino, in du’ nature; cioè in natura divina et umana, sicchè due nature sono coniunte insieme et unite, sicchè fanno una persona. E per questo dà ad intendere che infine a qui Beatrice è occorsa ne la mente sua sì, come riprenditrice e castigatrice del suo errore; ora li occorse sì come contemplatrice del Verbo Divino incarnato, nel quale atto ella è più bella che in ciascuno altro, e però finge che fusse volta in su la fiera, dove prima era stata volta sopra lui. Sotto ’l suo velo; che significa la fede, de la quale è velata la Teologia: imperò che la fede conviene essere principio e primo adornamento de la Teologia, et oltre la rivera; cioè di là da la ripa del fiume Lete, che significa che ella sta sempre di là dal purgamento de la innocenzia: imperò che ella è di quelli che sono in stato d’innocenzia. E ben che questi due impacci vi fusseno; cioè lo velamento e la distanzia; niente di meno comprendea l’autore la sua bellezza, e però dice: Vincer pareami più sè stessa antica; cioè ora, che mi parea antica mi parea vincere in bellezza sè medesima quand’ella era iovana2, Più che Vincer l’altre qui; cioè in questa vita mondana, quando ella c’era; secondo la lettera, quand’ella era iovana nel mondo mi parea vincere tutte l’altre donne in bellessa, et ora antica; ma3 parea vincer sè iovana in bellessa. Et allegoricamente intende che quando

  1. C. M. su la faccia,
  2. C. M. giovana
  3. C. M. mi parea più vincere