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catore per la confessione; e però dice: L’accusa del peccato, in nostra corte; cioè nel foro divino, Rivolge sè contra ’l tallio la rota; usa qui lo colore ditto di sopra significazione per similitudine: come quando la rota si volge sotto ’l tallio del coltello in fuora, l’assottillia e fallo mellio talliare, e quando si volge incontra ’l tallio lo ingrossa e levali lo tallio; così la rota del tempo assottillia il tallio della divina spada, cioè della1 Divina Iustizia contra lo peccatore che non si pente e non confessa lo peccato suo: imperò che quanto più indugia, più cresce l’offesa; ma quando si confessa e pentesi, si mitiga la iustizia di Dio e la misericordia relassa che la iustizia non punisca, se non di qua dal condigno e merito.
C. XXXI— v. 43-63. In questi sette ternari lo nostro autore finge come Beatrice, continuando lo suo parlare, dimostra a lui acciò che più si vergogni del fallo, che per la sua assenzia più tosto dovea ricognoscere l’errore suo, dicendo così: Tuttavia; questo vulgare alcuna volta importa tempo, che viene a dire sempre, come quando si dice io ti servia e tutta via mi diservivi, alcuna volta importa avversazione come al presente che viene a dire ma, come se dicesse: Ma perchè; cioè ma a ciò che, me’; cioè mellio, vergogna porte: imperò che la vergogna lava lo peccato, come altrove dice l’autore: Maggior difetto men vergogna — , Del tuo errore; cioè che m’abbandonasti e destiti ai diletti mondani, e perchè altra volta; cioè et acciò che altra volta, Odendo le Sirene sia più forte; di queste Sirene fu ditto di sopra; ma qui si pone transuntive; cioè udendo le invitazioni et allettazioni, che fanno li beni mondani, ingannevili e fallaci, come le Sirene, Pon giù ’l seme del pianger; lo seme del piangere sono le lagrime sì come dice lo Salmista: Qui seminat in lacrymis, in exultatione metet, e però vuole dire: Pon giù le lagrime, et a questo modo s’intende lo seme che è produtto dal piangere: e come lo seme produtto dall’erba, caduto in terra produce simile erba; così lo piangere produce lagrime, e le lagrime produceno lo piangere, et ascolta; cioè ode et attende: ascoltare è aures cultare; cioè li orecchi operare. Sì udirai; tu, Dante, com’in contraria parte; cioè a quella, a la quale tu ti movesti, Muover dovieti mia carne sepolta; cioè, secondo la lettera, la mia morte: quando l’omo è morto, la carne, cioè lo corpo si mette nel sepolcro, sì che qui è quil colore che si chiama significazione ex consequentia, ti dovea muovere al contrario di quello a che tu ti movesti; et assegnarà la ragione: imperò che se tu vedevi me, che tanto ti piacea secondo la carne, esser venuta meno, dovei imaginare che anco l’altre cose mondane che piaceno vegnano meno, e così non ti dovei muovere in verso li
- ↑ Da — lo ingrossa — infino — Divina — è racconciamento dal Magliab. E.