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[v. 31-42] | c o m m e n t o | 759 |
è cosa, a la quale si vada col desiderio quietato, per che; cioè per li quali fossi e catene, Dovessiti così spolliar la spene; cioè la speranza, del passare inanzi; cioè d’andare oltra come avei incominciato; quasi dica: Dimmi, tu Dante, quando tu eri inamorato di me Beatrice, quale impaccio, quali ritenimenti ti tenneno che tu non perseverasti, anco te ne tirasti adrieto et intrasti ad amare lo bene imperfetto? E quali agevolezze e quali avanzi Ne la fronte; cioè nell’apparenzia prima, delli altri; cioè beni mondani et imperfetti, si mostraro; cioè a te Dante, Per che; cioè per le quali agevilesse et avansi, dovessi lor passeggiar anzi; cioè dovessi passeggiando farti lor incontra? E però bene appare in queste parole che Beatrice lo riprende de lo sviamento e de l’errore suo, quando abbandonò la religione e tornò al mondo.
C. XXXI — v. 31-42. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come elli rispuose al dimando fatto di sopra da Beatrice; e come ella, continuando lo suo parlare, commenda la sua confessione dimostrando quanto è utile quando esce de la propria bocca, dicendo così: Di po’ la tratta d’un sospiro amaro; cioè ch’ebbi messo fuori uno amaro sospiro, A pena ebbi la voce; cioè io Dante a pena io potei avere la voce, che; cioè la quale, rispuose; a la dimanda di Beatrice fatta di sopra, Che; cioè la quale voce, le labbra; cioè mie, a fatica; cioè con malagevilessa, la formaro; cioè la ditta voce: le labbra sono ultimo istrumento atto a compiere e formare la voce; 6 sono l’istrumenti che formano la voce; cioè lo pulmone, lo gosso, lo palato, la lingua, li denti e le labbra. Piangendo dissi; io Dante: Le presenti cose; cioè le mondane che ci sono presenti: imperò che le cose celesti sono avvenire, Col falso lor piacier: falso e decettivo è lo piacere de le cose mondane, volser mie passi; cioè mi feceno tornare adrieto et uscire de la religione, Tosto che ’l vostro viso si nascose; cioè altresì tosto come voi moriste, ch’io non viddi più lo vostro volto; e dèsi intendere allegoricamente lo morire di Beatrice, e non secondo la lettera: imperò che la santa Scrittura non muore mai: allora more la santa Scrittura all’omo, quand’elli si parte da lei; e perchè Dante si partitte de la religione, ne la quale la Teologia sempre vive, però dice ch’ella moritte quanto a lui; e lo suo viso, cioè la sua visione si nascose et appiattossi a lui: imperò che più non si esercitava in essa. Et ella; cioè Beatrice rispuose a Dante, Se tacessi; cioè tu, Dante, o se negassi Ciò che confessi; cioè tutto quello, che tu ài ora confessato di sopra, non fora men nota; cioè non serebbe meno manifesta, La colpa tua; ch’ella sia per la tua confessione: da tal giudice sassi; cioè di sì fatto iudice che è Iddio, al quale niente si può appiattare. Ma quando scoppia da la propria gota; cioè quando esce la colpa de la propria bocca del pec-