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[v. 1-12] | c o m m e n t o | 757 |
persona, dimandando la sua confessione sopra le cose ditte nel precedente canto; ne la seconda finge come elli confessò co lagrime e sospiri lo suo peccato, et incominciasi quive: Confusion e paura ec.; ne la tersa finge come Beatrice lo dimandò la cagione del suo sviamento, et incominciasi quive: Ond’ella a me ec.; ne la quarta finge come elli adiunse la sua confessione, et incominciasi quive: Di po’ la tratta ec.; ne la quinta parte finge come Beatrice replica contra di lui e riprende la ditta cagione, et incominciasi quive: Tuttavia ec.; ne la sesta parte finge come ella, per darli maggior dollia, li comandò che alsasse lo volto a riguardarla, et incominciasi quive: Qual i fanciulli ec. Divisa la lezione, ora è da vedere lo testo co l’esposizioni litterali, allegoriche e morali.
C. XXXI — v. 1-12. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come Beatrice dirissò lò suo parlare inverso lui, per farli confessare ciò ch’avea ditto di lui nel precedente canto, e però dice così: O tu; cioè Dante, che se’ di là dal fiume sagro: imperò che anco non avea passato lo ditto fiume Lete, Volgendo suo parlar; cioè Beatrice, a me; cioè Dante, per punta; cioè per diritto, parlandomi in seconda persona u’ e prima avea parlato di me in tersa persona, Che; cioè lo quale parlare, pur per tallio; cioè parlando pure in tersa persona, m’era paruto agro; cioè aspro; e fa anco similitudine compresa sotto lo colore che si chiama significazione: imperò che s’intende, come lo colpo che si dà di punta co la spada più penetra et offende, che quel che si dà di tallio; così le parole ditte riprensorie d’inanti a la persona più li vanno al cuore, che le ditte in assenzia o in tersa persona, Ricominciò; cioè Beatrice al modo che ditto è, seguendo; cioè lo primo parlare, senza cunta; cioè sensa dimoransa, Dì, dì; cioè tu, Dante, che se’ di là ec.; e volendo ordinare le parole si dè incominciare così: E Beatrice, seguendo sensa cunta, ricominciò: tu, che se’ di là dal fiume sagro, Dì, dì; cioè risponde, risponde, et è qui conduplicatio — , se questo; che io abbo ditto di te, è vero, volgendo suo parlar ec. a tanta accusa; cioè a sì grande accusa, come abbo fatto di te, Tua confession convien esser congiunta: imperò che ’l peccato non si può purgare, se non si confessa prima. Et adiunge che, volendo rispondere, li venne meno la parola, e però dice: Era la mia virtù; dice l’autore di sè ch’era sì indebilito che non1 puote rispondere, e però dice: Era la mia virtù; cioè la virtù naturale di me Dante, tanto confusa; da la vergogna, ch’io avea del fallo commesso, Che la voce; cioè mia, si mosse; dal pulmone, e pria si spense; cioè la voce prima venne meno, Che dalli organi suoi; cioè da la canna del pulmone, del gosso2 e da la bocca,