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130Sè dimostrando di più alto tribo
     Nelli atti, l’altre tre si fero avanti,
     Danzando al loro angelico garibo.
133Volgi, Beatrice, volgi li occhi santi,
     Era la sua canzona, al tuo fedele,
     Che per vederti à mosso passi tanti.
136Per grazia fanne grazia che disvele1
     A lui la bocca tua, sì che discerna
     La seconda bellezza che tu cele.
139Ahi splendori di viva luce eterna,2
     Chi pallido si fece sotto l’ombra
     Sì di Parnaso o beve in sua cisterna,
142Che non paresse aver la mente ingombra,
     Tentando a render te, qual tu paresti
     Là dove armonizzando il Ciel t’adombra,
145Quando nell’aire aperto te solvesti?

  1. v. 136. C. A. fa noi grazia
  2. v. 139. C. A. O isplendor


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C O M M E N T O


O tu, che se’ di là ec. Questo è lo xxxi canto, nel quale lo nostro autore finge come1 elli ebbe dovuta contrizione del suo peccato e del suo errore; e come poi fu lavato nel fiume Lete; e, come lavato nel fiume, fu presentato a Beatrice. E dividesi questo canto principalmente in due parti: imperò che prima finge come Beatrice dirissò lo suo parlare inverso lui, riprendendolo del suo errore e come lo confessò n’ebbe debita contrizione; ne la seconda parte finge come, avuta la contrizione, fu imbagnato da Matelda nel fiume Lete, e come poi lavato fu presentato da le virtù inanti a Beatrice, e cominciasi la seconda quive: E come la mia faccia ec. La prima, che serà la prima lezione, si divide2 tutte in sei parti: imperò che prima finge come Beatrice dirissò lo suo parlare inverso di lui, parlando in seconda persona sì, come avea prima parlato di lui parlando in terzia

  1. C. M. elli confesso lo suo errore e lo suo peccato et ebbe
  2. C. M. tutta