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c a n t o   x x x i. 753

49Mai non t’appresentò natura o arte1
     Piacer, quanto le belle membra en ch’io
     Rinchiusa fui, e che so ’n terra sparte;2
52E, se ’l sommo piacer ti si fallio
     Per la mia morte, qual cosa mortale
     Dovea poi trarre te nel suo disio?3
55Ben ti dovevi, per lo primo strale
     De le cose fallaci levar suso
     Di rieto a me, che non era più tale.4
58Non ti dovea gravar le penne in giuso
     Ad aspettar più colpi, o pargoletta,
     O altra novità con sì breve uso.
61Nuovo augelletto du’ o tre aspetta;5
     Ma dinanzi dall’occhio dei pennuti
     Rete si spiega indarno, o si saetta.6
64Qual i fanciulli vergognando muti,
     Colli occhi a terra stannosi ascoltando,
     E sè ricognoscendo e ripentuti;
67Tal mi stava io; et ella disse: Quando
     Per udir se dolente, alza la barba,
     E prenderai più dollia riguardando.
70Con men di resistenza si dibarba
     Robusto cerro, o vero al nostral vento,
     O vero a quel de la terra di Giarba,
73Ch’io non levai al suo comando il mento;
     E quando per la barba il viso chiese,
     Ben cognovi ’l velen dell’argomento.

  1. v. 49. C. A. od arte
  2. v. 51. C. A. e che in terra son sparte;
  3. v. 54. C. A. Doveva poi trar te
  4. v. 57. C. A. Dietro a me,
  5. v. 61. C. M. Nuovo angioletto
  6. v. 63. C. A. Indarno si tende arco, o