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[v. 142-145] | c o m m e n t o | 749 |
Dio e per sogni; ma Dante non si rivocò per nessuno di questi modi: potrebbe anco dire lo testo: Co le quali io ’nsegno; et allora s’intenderebbe, co le quali ispirazioni io Beatrice insegno a ritornare a la virtù abbandonata; et a questo testo due serebben li modi da ritornare, l’uno per ispirazione, l’altro per dottrina; e però dice: et altrimenti; cioè per altro modo, Lo rivocai; cioè io Beatrice de la mala via, sì pogo a lui ne calse; cioè di me diventata già di carnale spirituale, cioè sì pogo si curò di me. Tanto giù cadde; cioè Dante, del quale io parlo, che tutti argomenti; che fare si possino a rivocare alcuno, A la salute sua eran già corti: imperò che non vastavano, nè erano sofficenti, Fuor che mostrarli; cioè a Dante, le perdute genti; cioè l’infernali che sono perduti: come ditto è, molti ritornano a Dio per ispirazioni, molti per sogni, molti per dottrina, e questo terso modo tocca, quando dice: Fuor che mostrarli ec. Li altri du’ modi toccò di sopra, quando dice: Nè impetrare ec.; o vero, come ditto è, possiamo intendere che sia pure uno modo. Per questo; cioè per mostrarli le perdute genti, acciò che io lo rivocassi, visitai; cioè io Beatrice, l’uscio dei morti; cioè de l’infernali li quali sono morti a Dio: visitare Beatrice l’uscio dei morti si dè intendere che ella discese a la materia, dove si tratta de la viltà del peccato e de la sua pena, a la quale veramente intese l’autore quando di quella trattò, seguitando la santa Scrittura in quello che in essa si trova di quella materia, Et a colui; cioè a Virgilio che significa la ragione di Dante allegoricamente, e litteralmente pur Virgilio poeta che trattò nel suo libro vi del descenso d’Enea troiano a lo inferno e de l’infernali, che l’à; cioè che à lui, cioè Dante, quassù condotto; cioè infine al paradiso delitiarum co la sua dottrina secondo la lettera, e secondo l’allegoria co la sua speculazione guidato, Li preghi miei; cioè di me Beatrice, piangendo, furon porti: imperò che co lagrime e pianto lo pregai ch’elli lo soccorresse. Ecco che conferma quil che disse ne la prima cantica nel secondo canto, e così dèsi intendere allegoricamente, come fu sposto quive.
C. XXX — v. 142-145. In questo ternario et uno versetto lo nostro autore finge come Beatrice continuò e finitte l’orazione incominciata inverso li angiuli, parlando di Dante, dicendo così: Poi che così àe fatto costui, del quale io òe parlato, et à commesso tanto errore, necessario è innanti che passi Lete ch’elli abbia pentimento del suo errore; e però dice: L’alto fato di Dio; cioè l’ordine fatale, che depende da la provedenzia di Dio; et è fato in molte significazioni: imperò che alcuna volta si pillia per la costellazione, alcuna per la morte, alcuna volta per lo decorso de la vita, alcuna volta per la risposta de l’iddii, alcuna volta per l’evenimento ordinario de le cose, secondo la providenzia d’iddio sì co-