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p u r g a t o r i o x x x . |
[v. 109-123] |
trare a studiarla spiritualmente, cioè anagogicamente et allegoricamente, elli abbandonò lo studio e levò l’amore de la santa Scrittura, e mutai vita; cioè io Beatrice, che m’era mostrata a lui pur carnale, cioè secondo la lettera e moralità, et incominciava a mostrarmili spiritualmente, cioè allegoricamente et anagogicamente e questo era mutare la vita, Questi; cioè Dante, si tolse a me; cioè si levò da me, cioè dal mio studio, e dièsi altrui; cioè ad altri studi et amori. Quando di carne a spirto era sallita; cioè quando era montata la sponizione carnale, cioè morale e litterale a spirituale, cioè anagogica et allegorica, E bellezza e virtù cresciuta m’era: tanto è più bella e più virtuosa la santa Scrittura, quanto più altamente si considera, quando s’intendeno le suoe figure e le suoe allegorie, secondo la celeste Ierusalemme, spiritualmente; et allora è meno bella e virtuosa, quando si considera carnale, secondo la terreste Ierusalemme, Fui io; cioè Beatrice, a lui; cioè a Dante, men cara e men gradita; cioè meno mi reputò cara, e meno li piacque quando più li dovea piacere et essere più cara, E volse; cioè Dante, i passi suoi; cioè le suoi affezioni, per via non vera; cioè per la via sinistra dei vizi; e ben dice ch’elli volse li passi: imperò che de la via diritta tornò adrieto ne la sinistra, Imagini del ben seguendo false; cioè seguitando li beni mondani, che sono falsi et ingannevili e sono imagine del vero e perfetto bene; unde dice Boezio, quando dice: Haec vel imagines Veri boni, vel imperfecta quaedam dare1 bona mortalibus videntur — , Che; cioè le quali, nulla promession rendeno intera; cioè non fanno quil che imprometteno: imperò che le richesse non fanno l’omo interamente sufficente, come prometteno, e le dignità e li regni, la gloria e li diletti, come dice ancora Boezio: Quod si neque id2 valent efficere quod promittunt, bonisque pluribus carent, nonne liquido falsa in eis beatitudinis species deprehenditur? Tutte queste sentenzie credo che Dante pillasse da Boezio, Nè impetrare spirazion mi valse; ora si lamenta Beatrice che non potette rivocare a sè Dante, sviato da sè, co le spirazion, nè coi sogni, e però dice: Nè mi valse; a me Beatrice a rivocare a me Dante, impetrare spirazion; cioè addimandare da Dio spirazion santa e buona, per la quale io lo rivocasse: impetrare è la grazia addimandata obtinere; spirazione è immissione subita di volontà ardente ne la mente di virtù e di buone opere fatte3 da Dio, Co le quali; cioè spirazioni, nè sogno; ancora mi valse a rivocarlo, impetrare di Dio, e poi in4 questa parte per visione: imperò che molti già sono tornati a ben fare per ispirazioni subitamente mandate da
- ↑ bona mortalibus praestare creduntur,
- ↑ possunt
- ↑ C. M. fatta
- ↑ C. M. e puonsi sogno in questa