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di rieto che sono contenuti da lui, e l’ottava spera dove sono le stelle fisse, benchè si volga in 24 ore, fa sua revoluzione incontra al primo mobile e va in 10 anni uno grado; e così poi le spere de le pianete, benchè faccino sua revoluzione sotto sopra in 24 ore, ànno suo movimento contro lo primo mobile e fanno suo giro, quale in più e quale, in meno tempo, come è stato toccato di sopra; e queste spere co le suoe revoluzioni ànno a producere qua giù, come seconde cagioni, diversi effetti secondo le coniunzioni de le stelle, Che; cioè le quali, drizzan ciascun seme ad alcun fine; cioè fanno venire ogni seme che à virtù generativa ad alcun effetto, ch’è1 in fine della virtù generativa che è nel seme; e questo dice, perchè non ogni volta lo seme viene al suo perfetto fine: imperò che alcuna volta manca, e di questo le parole de l’autore mostrano che sia cagione la revoluzione dei corpi celesti, e però adiunge: Secondo che le stelle son compagne; per dimostrare che non solamente la revoluzione dei cieli; ma ancora le stelle fisse, che sono ne l’ottava spera, cagionano vari effetti e deduceno uno medesmo seme a diversi fini; e di quindi appare la cagione, perchè tutti li omini non sono d’uno medesmo ingegno e d’una medesma condizione; ma l’uno avansa l’altro, e così vuole dire che le influenzie dei corpi celesti siano cagione de la diversità delli ingegni umani e de le condizioni delli omini e del loro operare e dell’attitudine a le virtù o al vizio; ma a l’attitudine del bene sopra tutte è la grazia di Dio, sensa la quale nessuno bene si può operare; e però inducendo a parlare Beatrice finge che parli di lui, manifestando la grande grazia che Dio li avea donato, dicendo: Ma per larghezza di grazie divine; cioè concedute a lui, Che; cioè le quali grazie, sì alti vapor ànno a lor piova; cioè vapori che sallieno tanto in alto a convertirsi in grazie e descendere ne le menti umane degne di riceverle, come si converteno li vapori umidi in acqua; et usa lo colore che si chiama significazione quando si fa per similitudine, intendendo per li vapori li preghi de le devote anime, li quali sallieno infine a Dio e quive si converteno in grazie: imperò che Iddio dà le grazie per quelli preghi; dice la santa Scrittura: Oratio est elevatio mentis ad Deum, e però dice: Che nostre viste; cioè lo nostro intelletto e ragione allegoricamente, e litteralmente li nostri occhi, ; cioè sì in alto a Dio, non van; cioè non vanno, vicine; cioè prossime2: non si può stendere a Dio lo intelletto umano, Questi; cioè Dante, fu tal; cioè sì fatto e sì bene disposto, ne la sua vita nova; cioè ne la sua puerizia, Virtualmente; cioè potenzialmente, secondo la sua buona disposizione dell’anima e del corpo, ch’ogni abito destro; cioè ogni buona dottrina, Fatto averebbe in lui mirabil pruo-

  1. C. M. che è fine
  2. C. M. prossimane: