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ne l’autore fu all’uno et all’altro modo: imperò che quando l’avea studiata litteralmente, che era vederla in carne et era da vederla secondo lo spirito, che si potea dire morta, perchè si separava lo spirituale dal carnale, ella non li fu cara, anco la lassò. E, cognoscendo elli che spiritualmente era da studiare, occupato dai diletti del mondo, non procedè più oltra; ma anco tornò adrieto lassando la religione e tornando al mondo; ma sempre li rimase lo naturale amore fermo ad essa, ben che ’l talento si mutasse; e però inviluppatosi nel mondo ricognoscendo poi l’errore suo, ritornò a lei per lo modo che notato è nel processo del suo libro; prima considerando la viltà del peccato e la pena che merita per averne dispiacere; appresso considerando la penitenzia che si conviene ad essa, per1 purgassene che tutto è della parte carnale della Teologia; poi intendendo a le cose teorice e spirituali, cioè a la beatitudine, fatto innocente ritorna a lei sì come a spirituale e non più corporale; e questo è secondo la verità de la lettera. Secondo l’allegoria dà ad intendere l’autore che, poi che l’omo è purgato co la penitenzia dei suoi peccati particularmente, anco si dè esaminare co la iustizia e severità de la Scrittura s’elli à tanto sodisfatto co la confessione, co la contrizione e satisfazione dell’opera che basti; e se no, dè supplire e massimamente dè avere contrizione d’essersi mai partito da la virtù maggiore e disceso a la minore e d’avere perduto lo tempo del mellio operare, e dolersi di non essersi dato tutta via a le milliori e maggiori virtù, e cresciuto di grado in grado. E per questo finge che la santa Scrittura, stando in su la sinistra coscia del carro, che significa la parte severa et iusta de la Chiesa che2 sta in su la ruota sinistra, che significa il vecchio testamento, nel quale Iddio fece iuste e subite vendette dei peccatori, lo riprenda del suo errore, acciò ch’elli n’abbia debita contrizione, inanti che passi Lete; cioè inanti che perda la memoria de li errori suoi. E quello che dice di sè, insegna ai lettori, dimostrando che l’omo si dè fare coscienzia d’essersi partito da la maggiore virtù, per venire e descendere a la minore, se già impotenzia nollo scusasse; de la quale impotenzia anco dè essere dulente. E debbiamo pensare che Beatrice, riprendentelo, fu lo intelletto suo formato da la3 santa Teologia. Li occhi mi cadder giù; ecco che, udita la riprensione, finge come elli si vergognò dol suo errore, e come stava volto inverso ’l fiume: così vergognandosi abbassò la fronte, e li occhi andonno giù nel fiumicello; e però dice: nel chiaro fonte; cioè nel chiaro rivo che procedeva da la fonte; e però pone ora lo fonte4 per lo rivo, che si

  1. C. M. purgarsene — e il Riccard. — purgassene — il quale infinito scemato dell’estrema sillaba, purgà à raddoppiato la consonante dell’affisso. E.
  2. C. M. che sia in su
  3. C. M. informato della
  4. C. M. la fonte