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c a n t o x x x. | 729 |
130E volse i passi suoi per via non vera,
Imagini del ben seguendo false,1
Che nulla promession rendeno intera.
133Nè impetrare spirazion mi valse,2
Co le quali nè sogno et altrimenti3
Lo rivocai: sì pogo a lui ne calse.4
136Tanto giù cadde, che tutti argomenti
A la salute sua eran già corti,
Fuor che mostrarli le perdute genti.
139Per questo visitai l’uscio dei morti,
Et a colui che l’à quassù condotto,
Li preghi miei, piangendo, furon porti.
142L’alto fato di Dio serebbe rotto,
Se Lete si passasse, e tal vivanda
Fusse gustata senza alcuno scotto
Di pentimento, che lagrime spanda.
- ↑ v. 131. C. A. di ben
- ↑ v. 133. C. A. Nè l’
- ↑ v. 134. C. A. Colle quali e in sogno
- ↑ v. 135. C. M. sì poco
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C O M M E N T O
Quando ’l Settentrion del primo Cielo, ec. In questo xxx canto de la seconda cantica lo nostro autore finge come li apparve Beatrice, quella de la quale stato è ditto molte volte di sopra, e specialmente nel canto xxvii; ma in questo luogo manifestamente si vede quello che elli intese per Beatrice secondo l’allegoria; cioè la santa Scrittura, a la quale si conviene questo nome Beatrice, perch’ella beatifica l’anima; e finge com’ella li apparve, e com’ella lo riprese aspramente del suo errore, e come Virgilio l’abbandonò e rimase pure con Stazio e Matelda. E dividesi questo canto in due parti principali: imperò che prima finge come, fermato lo carro e la processione tutta, li apparve Beatrice, e come Virgilio si partitte da lui, et egli rimase con Stazio e Matelda; nella seconda finge come Beatrice aspramente lo riprende del suo errore, et incominciasi quive: Regalmente nell’atto ec. La prima parte, che serà la prima le-