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62 | p u r g a t o r i o iii. | [v. 34-45] |
parenti e diafani al raggio del sole e non occupano luogo. A sofferir tormenti e caldi e gieli; ora solve uno dubbio che nasce da quello ch’è ditto; cioè come tali corpi sono passibili di tormenti di caldo e gielo, dicendo: Simili corpi; a quelli che abbiamo avuti di carne ed’ossa, la Virtù; cioè divina, dispone; cioè ordina, Che; cioè la quale Virtù divina, come fa, non vuol che a noi; cioè a noi omini, si sveli; cioè si scuopra e manifesti.
C. III— v. 34-45. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come Virgilio riprende li omini presuntuosi di sapere, volenti sapere quel che non è possibile a l’omo di sapere; e però disse l’Apostolo: Non plus sapere quam oportet sapere 1, dicendo così: Matto 2; cioè matto è, chi spera; cioè colui che spera, che nostra ragione; cioè ragione umana, Possa trascorrer; cioè trapassare, la infinita via; cioè di Dio, Che; cioè la quale via, tiene una Sustanzia in tre Persone; cioè la Divinità che è una Sustanzia in tre Persone; cioè nel Padre, nel Filliuolo e ne lo Spirito Santo; e però ben disse l’Apostolo in Epistola ad Romanos: O altitudo divitiarum sapientiae, et scientiae Dei, quam incomprehensibilia sunt iudicia eius, et investigabiles viae eius! E però ben dice l’autore che matto è colui che spera che la ragione umana, che è finita, possa trapassare la via di Dio, che è infinita; e nota che matto è vucabulo grammaticale 3 che viene a dire più cresciuto che non porta l’età; ma l’autore lo pillia come li volgari, che dicano matto chi è stolto. E questa riprensione pone qui l’autore, perchè molti si meravilliano come l’anima separata dal corpo sia passibile di caldo e di gielo e d’altre passioni: con ciò sia cosa ch’ella sia simplice forma, e simplice forma non è passibile, secondo lo Filosofo. Et a questo si risponde che questo è fatto sopra natura: imperò che Dio àe così ordinato, perchè la iustizia abbia lo suo effetto; e benchè per noi non si vegga lo modo, debbiamo tenere che così àe 4 ordinato questo la Virtù divina, e però aggiunge questa notabile sentenzia: State contenti, umana gente; cioè voi omini, al quia; cioè a la ragione, che si rende dell’opere divine 5 non investigabili da voi: imperò che quando si dimanda: Come è possibile questo, vasta 6 a rispondere: Perchè Dio vuole et àe fatto così; et a questa risposta ogni uno à da stare contento. Et assegna la cagione; cioè imperò che lo intelletto umano non è capace d’ ogni cosa: imperò che non è capace de la Divinità, nè di tutte l’opere suoe, benchè
- ↑ Nolite sapere plusquam oporteat sapere,
- ↑ C. M. Matto è, cioè stolto è, chi spera;
- ↑ Grammaticale; appartenenti alla filologia o letteratura. E.
- ↑ C. M. è ordinato
- ↑ C. M. divine investigabili
- ↑ Vasta; basta, che si trova non di rado presso gli antichi per l’affinità delle due consonanti b e v. Quindi voce e boce. E.