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Dante, m’andava tra tante primizie: primizie sono le cose primaticce, le quali per la sua novità più piaceno, De l’eterno piacer; cioè de la placibilità e diletto che genera lo Spirito Santo ne le menti umane, la quale in sè è eterna, tutto sospeso; per ch’io non sapea che fusse cagione di questo, E disioso; cioè desideroso, ancor a più letizie; cioè a la certificazione de la cagione di quello ch’io vedea, la quale è di maggior letizia che ’l vedere, Dinanzi a noi; cioè a me et a la donna et a Virgilio e Stazio, tal, quale un foco acceso Ci si fe l’aire; cioè ci parve che l’aire s’accendesse et ardesse, come fuoco, sotto i verdi rami; cioè sotto li arbori che erano verdi, E ’l dolce suon; che prima fu udito, per canti era già inteso; cioè da noi. E perchè lo nostro autore àe a dire una sottile finzione, sotto la quale mosterrà una eccellente verità, però fa invocazione a le Muse e specialmente chiama Urania, che è una de le nove Muse che si interpreta celestiale et è l’ottava de le Muse, la quale fa eleggere lo bene e dispregiare lo male; la quale cosa è di celestiale ingegno, e però dice così: O sacrosante; questa è una dizione composta da sacro e sante, e sacrum e la cosa santa quanto s’appartiene a Dio, e sanctum è la cosa ordinata et indicata inviolabile quanto al mondo, la quale violata merita pena, e però di queste due dizioni si fa una: imperò che ogni cosa sacra è santa; ma non ogni cosa santa è però sacra sì, come una virgine che servi, secondo lo corpo e non secondo la mente, sua virginità è santa, e merita pena secondo ’l mondo chi la violasse; ma non è sacra, secondo Iddio; ma una monaca, che servi virginità secondo la mente e secondo lo corpo, è sacro santa: però ch’è santa per la virtù et è per sacramento santa, sacra perchè è consecrata a Dio; e però questo nome adiettivo si dà a la chiesa di Roma: imperò ch’ella è santa, sicchè chi la violasse meritrebbe pena mondana e temporale; et è consecrata a Dio, sicchè chi l’offendesse offenderebbe Iddio, perchè è fatta santa all’uso di Dio, e meritrebbe pena eterna: e però dice l’autore che le Muse non solamente sono sante, che non è licito di violarle secondo lo mondo; ma eziandio sono sacrosante; cioè sante per sacramento di Dio: imperò che a lui consecrate; e puòsi intendere in du’ modi sacrosante, cioè sante insieme con sacro, cioè sacro e sante, e sante per lo sacro, Vergini; chiamale virgini: però che cusì fingeno li autori che fusseno: imperò che fingono che fusseno filliuole di Iove e di Iunone, e chi dice de la memoria, e non fingeno che si maritasseno: ma che le fusseno virgini, come dice Ovidio, Metamorfosi nel libro v; e così Pallade la quale finge iddia de la sapienzia. E questo è ragionevile: imperò che la sapienzia, e le Muse, che sono sotto poste a lei, non si meschiano a le vane delettazioni, nè a le carnali voluttadi; dei nomi di queste Muse in più luoghi