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p u r g a t o r i o x x v i i i . |
[v. 121-138] |
l’altra; cioè dalla parte destra discende l’acqua di Eunoe, con virtù che, d’ogni ben fatto1 la rende; cioè arreca a memoria ogni bene operato o che far si può; ma in prima si conviene bere Lete, dove si viene allo stato della innocenzia quando la mente è venuta a purità; e poi bere Eunoe, e così si viene alla contemplazione, nella quale l’omo è trasformato per fervore di carità, et innamoramento del sommo bene. Iddio. Quinci Lete; cioè da questa parte sinistra questa acqua si chiama Lete; cioè oblivione e dimenticanza del male; lo qual fiume finse Virgilio e gli altri Poeti essere ne’ campi elisi ne’ quali fingono stieno e’ buoni; ma lo nostro autore arreca la finzione alla nostra fede, e però finge che sia nel paradiso terestre, avendo allegorico intelletto, come detto è, così dall’altro lato2 Eunoe si chiama; cioè la detta acqua che è da man diritta, e non adopra; cioè non fa frutto, se non a chi ne beessi3, Se quinci; cioè dalla sinistra, dove è Lete, pria non è gustato; cioè assaggiato, e quindi; cioè da man diritta, dove è Eunoe. E per questo dà ad intendere che nullo può bene operare nelle virtù attive e contemplative, se non riceve drento ne la mente innanti la grazia di Dio, che è dimenticare lo male, e dà simplicità e purità alla mente, et appresso incende el cuore dell’amor di Dio e del prossimo4. A tutti altri sapori esto è di sopra; cioè5 che la grazia di Dio avanza tutti e’ sapori dell’altre acque, cioè tutte l’altre grazie; e questo dice, per confortare Dante che di questa acqua bea desiderosamente. Et ora fa discressione, dicendo: Et avvegna che assai possa esser sazia La sete tua: cioè lo desiderio di te Dante, per la cagione dell’aura de la selva e dell’acqua, dice Matelda a Dante, perch’io;
- ↑ C. M. l’accende o vero rende; cioè la memoria, e l’accende; cioè la sopita memoria; cioè arreca a memoria tutti li suoi meriti e tutte le buone operazioni che fatte sono o che far si possano. E questa virtù con che viene questa acqua è fervore di carità di Dio e del prossimo, e di po’ questo si viene alla contemplazione. Quinci; cioè
- ↑ C. M. cioè dal destro: sempre lo bene s’intende per lo lato destro, e lo male per lo sinistro. E però dalla parte sinistra finge Lete, e dalla parte destra Eunoe. che s’interpetra buona mente, a l’arricordamento del bene, si chiama;
- ↑ C. M. quasi dica, per bagnarvisi o per lavarvisi non adoperrebe; se altri vuole che adopri conviene che ne bea nella ditta acqua, così da l’uno lato come dall’altro, Se quinci;
- ↑ C. M. che dà ardore di tutte le virtù. Ma prima si conviene bere Lete: imperò che allora si viene allo stato della innocenzia, quando la mente è venuta a purità: e poi si conviene bere Eunoe, e così si viene alla contemplazione nella quale conviene l’omo essere innamorato del Sommo Bene. A tutti
- ↑ C. M. questa acqua, intendendo dell’una e dell’altra, che significa la grazia confirmante e consumante con quelli due suoi effetti; cioè simplicità e fervore, è di sopra; cioè avansa tutti gli altri sapori d’acque, cioè avansa