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   686 p u r g a t o r i o   x x v i i i . [v. 103-120]

secondo ch’ell’è atta a ricevere la virtù, che scuote l’aura che si gira come seme e poi à a producere, Per sè; ecco che tocca una delle cagione, per che li frutti non sono pari in ogni luogo, e di ciò ne è cagione alcuna volta el terreno, che è migliore più in una parte che in una altra, o per suo Ciel; ecco l’altra cagione; la influenzia del cielo, sotto el quale ella è, concepe; cioè la virtù dell’aere scossa sì, come seme, e figlia; cioè produce fuori lo frutto, come figlia, Di diverse virtù diverse legna: cioè1 diverse alberi et erbe che ànno diverse virtù, e2 così la nostra terra produce del seme delle piante che sono nel paradiso terrestre. Non parrebbe di là poi maraviglia3; poi che così è, dice Matelda a Dante, Udito questo; ch’io ò detto, quando alcuna pianta Sanza seme palese vi s’appiglia; che4 non sia seminata e nasce. E saper dei; questo, tu, Dante come cristiano, che la campagna santa5, Dove tu se, d’ogni sementa è piena6: imperò che la s. Scrittura questo dice che ’l paradiso terresto è pieno d’arbori e d’erbe odorifere; et allegorice, pieno d’ogni virtù, E frutto à in sè; questa campagna e pianura, che di là non si schianta; cioè che nell’altro emisperio nullo arbor si truova; puote anche dire el testo: non si chianta; cioè non si pianta7, et è vocabulo di Sicilia. E questo è l’arbor della vita, lo quale è nel mezzo del paradiso, e chi del suo frutto mangiassi non morrebbe mai: questo frutto non si trova in questo mondo; ma nello stato della innocenzia si trova un frutto che dà vita all’anima, che mai non muore: questa vita è la grazia di Dio, che chi à non può andare alle pene infernali.

C. XXVIII — v. 121-138. In questi sei ternari finge come Ma-

  1. C. M. diversi, ed il Riccard. — diverse — , come altre, nel T. II. p. 655. E.
  2. C. M. erbe che ànno diverse virtù, ecco che fillia la nostra terra del
  3. C. M. finge Dante che Matelda dica a lui: Non dè parere nel mondo meravillia poi che così è, Udito
  4. C. M. cioè nasce della terra e non fi’ posta, nè seminata, o vero non parrebbe di là poi meravillia, Udito questo ec.; e saper dei; cioè tu, Dante: però che se cristiano e la dottrina cristiana dice che ’l paradiso delitiarum era pieno di tutti diletti; addunqua convenia che così fusse che fusse pieno d’ogni semente, et anco come poeta lo dei sapere: imperò che li Poeti questo dimostrano con le loro fizioni, che la
  5. C. M. dice campagna perchè quine era pianura, e dice santa perchè quine è stato d’innocenzia, dove tu se; cioè nella quale tu se, d’ogni
  6. C. M. cioè d’arbori e d’erbe quanto alla lettera. Ma secondo l’allegoria s’intende di virtù; cioè d’ogni spezie di virtù; e non v’è altessa di monti che significa malagevilessa o superbia, E frutto
  7. C. M. a modo di Sicilia che dice chiantare lo piantare, e schiantare cioè troncare come si tronca lo frutto da l’arbore quando si collie. E se volliamo dire si chianta allora si dè intendere frutto; cioè arbore fruttifero, e questo è lo frutto della vita: imperò che l’arbore della vita si dice essere nel paradiso delitiarum, del frutto del quale chi mangiasse non