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684 | p u r g a t o r i o x x v i i i . | [v. 103-120] |
avesse vero diletto che non avesse mutamento, nè mancamento lo turbamento dell’aire o in vento, o in pioggia, o in grandine o in nieve, o in caldo, o in freddo, che; cioè lo qual turbare, sotto1 da sè fanno L’esalazion dell’acqua e della terra; come è stato ditto di sopra, la terra e l’acqua produceno certi vapori li quali chiama l’autore scialamenti: a similitudine dei nostri corpi che sempre metteno fuora da sè l’aire tirato; così l’acqua e la terra metteno fuora fummi li quali sono tirati su dal calore del Sole, infine al luogo determinato; e quive si convertono li secchi vapori in vento o in fuoco, e li umidi o in acqua2, o in nieve, o in grandine, e così di sotto da sè turbano l’aire mutandolo del suo essere, e così si risolveno, Che; cioè li quali vapori et esalazioni, quanto posson dietro al calor vanno; cioè montano suso, tirati dal calore, in fine a la tersa regione e non più su, All’omo non facesse alcuna guerra; cioè alcuno dispiacere, e cusì guastasse lo suo diletto, Questo monte; cioè in sul quale è lo purgatorio e ne la sua sommità è lo paradiso delitiarum — , sallio ’n ver lo Ciel tanto; cioè andando più su che l’altra terra, che è dall’altro emisperio, Che liber è; cioè da ogni esalazione questo monte, da indi; cioè da quinde in su, cioè da la porta del purgatorio in su; e però dice: ove si serra; cioè da la porta in su: imperò che è più su che ’l principio de la tersa regione dell’aire, infine a la quale montano li vapori. E questo finge l’autore; cioè che ’l purgatorio e lo paradiso sia in sì fatto sito, per dare ad intendere che chi à in questa vita le virtù purgatorie e poi le virtù dell’animo purgato, è libero da ogni alterazione del mondo: imperò che di niuna3 si cura. E secondo la lettera è necessaria tale fizione, per mostrare verisimile quello che diceno li Poeti de la prima età che la descrisseno aurea, piena di tutti diletti; e per affermare quello che dice la santa Scrittura, che chiama lo ditto luogo paradiso di diletti.
C. XXVIII — v. 103-120. In questi sei ternari lo nostro autore finge come Matelda, continuando lo suo parlare, solve lo dubbio mosso da lui di sopra oltra la prefazione fatta di sopra, dicendo unde si cagiona il vento, poi che così è che ’l purgatorio è ne la tersa regione dell’aire e lo paradiso di sopra, oltra lo principio della quale non può essere nessuno accidente di quelli che sono ne la seconda infine al principio de la tersa, e ne la prima per elevazione dei vapori terresti et aquatici; e però dice così: Or perchè ’n circuito; cioè ora, poi ch’io t’abbo dichiarato che esalazioni di vapori