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682 | p u r g a t o r i o x x v i i i . | [v. 88-102] |
sì per l’acqua, e sì per lo vento; e però Matelda di sotto solve questo dubbio.
C. XXVIII — v. 88-102. In questi cinque ternari lo nostro autore finge come Matelda incominciò a solvere lo dubbio che Dante avea mosso, facendosi un poco da lunga, dicendo: Ond’ella; cioè unde, cioè per le mie parole, ella; cioè Matelda disse, s’intende; Io dicerò; cioè io Matelda dirò, come procede Per sua cagion; cioè per cagione ordinata, appropriata a tale effetto e non accidentale, ciò che ammirar ti face; cioè che fa te Dante venire in ammirazione; e manifestata la cagione, cesserà la meravillia, E purgherò la nebbia; cioè l’oscurità e la ignoranzia: nebbia s’intende oscurità d’ignoranzia, che in te siede; cioè la quale siede in te, e sta in te. In questa parte dè lo lettore attendere come lo nostro autore ordinatamente procede, dimostrando come l’omo avuto le virtù purgatorie e venuto a lo stato dove si dè1 eserzitare ne le virtù dell’animo purgato prima per attività e poi per contemplazione, finge come elli uditte da Matelda, che figura la dottrina de la santa Chiesa, la quale o si legge da li studiosi letterati, o si comprende et impara da non letterati quando in pubblico2 si predica; e questo è lo primo esercizio che dè fare chi vuole venire a lo stato de la innocenzia; cioè o leggere, o imparare et udire dai predicanti, prima la creazione de l’omo, appresso la sua disobedienzia, e poi le figurazioni e predizioni3 de la sua salute, e poi la sua salute fatta per Cristo, e lo reducimento a l’obedienzia et all’ultimo a la beatitudine celeste. Le quali4 tutte cose lo nostro autore, per venire a lo stato de la innocenzia, studiò da sè et in esse sè esercitò; ma ora finge che liele predichi Matelda, per mostrare sotto questa fizione come denno fare li non letterati; cioè che denno frequentare le prediche e la dottrina de la santa Chiesa, e però finge che Matelda incominciasse da questo principio; cioè: Lo Sommo Ben; cioè Iddio, che sol; cioè lo quale solo, esso a sè piace; cioè che solamente per esso; cioè per sè piace a sè: imperò che Iddio solamente per sè stesso piace a sè, e non per altra cosa fuor da sè; e così seguita che è beato per sè medesimo: non è alcuna cosa che sol per sè a sè piaccia, se non Iddio; e niuna cosa piacie5 a Dio, se non per esso Iddio; cioè in quanto l’àe creata, Fe l’omo buono a bene; cioè fece l’omo buono, e questo seguita: imperò che ’l Sommo Bene non può fare se non bene: ogni opera che fa lo Sommo Bene è buona: altramente non sarebbe sommo bene; e fecelo a bene; cioè a fine che avesse Lui, che è sommo bene, e così avesse beatitudine; e così l’omo fu produtto da Dio e creato buono, acciò che buono tornasse a