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p u r g a t o r i o x x v i i i . |
[v. 22-33] |
Piegava l’erba, che ’n sua ripa uscìo; ecco che finge l’autore la cosa naturale che noi veggiamo per esperienzia, e niente di meno non è sensa misterio: imperò che questo fiume, che l’autore finge avere trovato, si è Lete, lo quale, secondo la sua fizione, esce dall’oriente d’una fonte con uno altro fiume che lo chiama Eunoe; e l’uno finge che corra dall’uno lato del paradiso terresto, e l’altro dall’altro, come dice la santa Scrittura che del paradiso terresto esce Tigris et Eufrates da uno fonte. E sotto questa similitudine, intendendo l’autore allegoricamente da lo1 ascendimento che dè fare l’omo a lo stato de la innocenzia, dice che ci sono du’ acque; l’una Lete, che secondo li Poeti è fiume di dimenticagione, che significa che l’anima che vuole venire a stato d’innocenzia conviene dimenticare tutti mali ch’à fatto e che à cognosciuto, per venire a purità e simplicità di mente, e tolliere ogni fomite et incentivo di peccato; l’altra acqua la chiama Eunoe; cioè bona mente, cioè memoria di tutto ’l bene che à fatto e cognosciuto: imperò che tutto ricorre a la memoria di chi sallito è in stato d’innocenzia, et accende lo desiderio del bene sommo, unde si viene a la contemplazione, acciò che sopr’esso possa meditare e meditando godere. Ma prima finge che si passi per lui Lete, fiume di dimenticagione; acciò che sopra’ mali non abbia più a pensare sì che li dimentichi, et ogni loro fomite e radice sicchè per purità si trovi ne lo stato de la innocenzia; et appresso poi convieneli passare Eunoe, acciò che si riduca a mente tutti beni che àe fatto e cognosciuto, e l’amore de le virtù in lui s’accenda e del sommo bene, sicchè vegna a lo stato de la contemplazione: imperò che di quelli àe lo nostro autore, procedendo ne la sua opera, a fare menzione. E però finge ch’elli sia pervenuto al fiume Lete, che è interpretato dimenticagione; e finge che corra in verso mano sinistra, perchè porta via la memoria del male, al quale è sempre data la via sinistra, e faccia piegare l’erbe che tocca da le sponde, che significa che tale pensieri de’ mali da esser diminticati e del loro fomite da essere2 spegnato piega l’attività virtuosa alquanto et impediscela. Descrive poi3 caente era lo ditto fiume, dicendo: Tutte l’acque, che son di qua; cioè in questo nostro mondo, più monde; cioè più chiare e più belle, Parreno avere in sè mistura alcuna; cioè le nostre acque di questo mondo parrebbeno alquanto meschiate, Verso di quella; cioè per rispetto di quella di Lete, che; cioè la quale, nulla nasconde; cioè niuna cosa, che sia in lei, appiatta; e bene si conviene che sia sì fatta: con ciò sia cosa ch’ella lavi sì l’anima, che non vi rimane mac-
- ↑ C. M. del
- ↑ Spegnato; da spegnare per la non infrequente riduzione dei verbi d’una coniugazione ad un’altra. E.
- ↑ C. M. poi come era fatto lo ditto