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c o m m e n t o |
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finga che elli Dante sallisse del1 purgatorio al paradiso terresto, allegoricamente intende d’insegnare come nel mondo si sallie da lo stato de la penitenzia a lo stato de la innocenzia, lo quale elli figura per lo paradiso terresto2, nel quale stette l’omo mentre che stette innocente, e così vi sarebbe stato quanto a Dio fusse piaciuto se si fusse conservato in stato d’innocenzia. E quello ch’elli finge di sè intende d’ogni uno, che di po’ la penitenzia s’arreca a leggere et imparare le cose de la santa Scrittura, prima quelle che sono state attive ne la primitiva Chiesa de la vita di Cristo in qua, e questo toccando generalmente, infine a la traslazione de la corte a Vignone. Aggiunge poi come Beatrice li dichiara alquante cose; e come Matelda lo immerse nel fiume Eunoe, et allora fu pervenuto da lui allo stato de la vita contemplativa; e qui finisce questa seconda cantica. Et appresso finge come de3 la lezione e dottrina di queste cose attive de la primitiva Chiesa elli sallitte a contemplare li meriti dei Santi e le virtù in che si sono esercitati in questa vita, fingendo che ciascuno si rappresenti coll’ombra sua in quil cielo, del quale descende la influenzia de la virtù ne la quale è valsuto più che ne l’altre; e poi la beatitudine che ànno queste anime beate, essendo essenzialmente nel cospetto di Dio, nel cielo empireo; e questa è la materia de la tersa cantica. Dice adunqua così: Già m’avean trasportato i lenti passi; cioè già era ito io Dante, passeggiando lentamente per mellio vedere: lentamente dè leggere et apprendere la dottrina chi la vuole tenere a mente: imperò che se si pillia con fretta e non vi si stia su, non fa abito e dimenticasi, Dentro a la selva antica; cioè dentro al paradiso terresto, lo quale bene è selva antica: imperò che Dio lo fe al principio del mondo per abitazione a l’umana specie, tanto, ch’io; cioè Dante, Non potea riveder ond’io m’intrassi; cioè in questa selva. E questo andare che l’autore finge, secondo la lettera, debbiamo intendere allegoricamente che fu secondo l’apprensione sua; et addiviene che l’omo si dilunga tanto d’apprensione in apprensione andando lentamente, ch’elli è malagevile a ritornare a la prima apprensione da la quale è passato nell’altre. E questo finge l’autore in sè, perchè non era anco spenta4 in lui la memoria dei peccati suoi, la quale lo impacciava ancora ne le suoe apprensioni, ne le quali sè esercitava. Et ecco più andar mi tolse; cioè a me Dante, un rio; cioè uno fiumicello mi levò lo poter andar più in là, Ch’a man sinistra; cioè lo quale fiumicello inverso mano sinistra correva; e però dice: con suo picciole onde: però che ’l fiume era picculo, piccolo ondeggiar dovea fare,
- ↑ C. M. dal
- ↑ Terresto, terrestro; celesto, celestro comuni ai Classici nostri. E.
- ↑ C. M. dalla elezione
- ↑ C. M. spinto