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quello tenore, dicendo: Tal; cioè sì fatto, qual si raccollie di ramo in ramo Per la pineta; cioè per uno luogo pieno di pini, in su lito di Chiassi; questo è uno luogo così chiamato a Ravenna dove sono molti pini, e quando lo vento scilocco vi percuote fanno uno dolce suono; e però dice: Quando Eolo; cioè lo dio dei venti ch’è chiamato Eolo da’ Poeti, com’è stato ditto di sopra, Scilocco; è uno vento che viene da mezo di’; cioè tra l’orco e lo mezzodi’ che ’l chiama la Grammatica, et è molto sonevile vento e fa molto sonare la ditta pineta et eziandio altro quive, dove percuote, fuor; cioè de la pregione, secondo che fingeno li Poeti che Eolo tenga imprigionati li venti e li mandi fuora, quando vuole e quelli che vuole; e però dice: disciollie; cioè dislega: imperò che dice Virgilio: vinclis et carcere frenat, sicchè non solamente li tiene in prigione; ma anco incatenati. Questo re Eolo fu re di Eolia, che è isola vicina a Mungibello, e per lo fumo che gitta fuora Mungibello s’accorgea del vento che si dovea levare; e però credetteno li omini ch’elli avesse in sua podestà li venti. Sopra la preditta fizione; cioè che, benchè le follie si chinino, non si parteno dal loro diritto essere, intanto che li uccelletti che cantano in su li rami non si rimagnano di cantare, è da considerare l’allegorico intelletto che ebbe lo nostro autore; cioè che, benchè la volontà ferma nel bene che ànno da la grazia di Dio le persone che sono da lo stato della penitenzia sallite a lo stato de la innocenzia, inverso li omini misericordiosi pieghi li atti loro virtuosi; niente di meno non si parteno dal loro diritto essere: anco li loro pensieri, che sono mutevili come li uccelli, non si cessano da la loda di Dio; anco s’accordano insieme e li atti e li pensieri a lodare e ringraziare Iddio, e fanno dolce melodia insieme: imperò che ogni1 atto è la volontà pur disposta di fare cosa che piaccia a Dio, et ogni loro2 opera arrecano a Dio: imperò che li atti e costumi tegnano lo fermo a li pensieri santi che meditano e pensano la loda di Dio, stando sempre col volto allegro e co la bocca ridente, col pensieri sempre cantando salmi e loda di Dio. Et è da notare che, poichè l’autore àe dimostrato come da la considerazione de la viltà del peccato e de la sua pena, la qual cosa fu la materia de la prima cantica, si viene a lo stato de la penitenzia, et àe dimostrato poetando e fingendo, come fanno li Poeti, come si dè ordinatamente procedere per li atti tutti de la penitenzia, che è stato la materia de la seconda cantica; così ora dimostra al preditto modo sotto figurazioni come le persone sante da lo stato de la penitenzia sallieno a lo stato de la innocenzia in questa vita, e come si debeno esercitare in essa, prima leggendo et imparando le

  1. C. M. che in ogni
  2. C. M. loro operare che ànno a Dio