Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
c a n t o x x v i i i. | 665 |
127Da questa parte con virtù discende,
Che toglie altrui memoria del peccato;
Dall’altra, d’ogni ben fatto la rende.
130Quinci Lete, così dall’altro lato
Eunoe si chiama; e non adopra,
Se quinci e quindi pria non è gustato.1
133A tutti altri sapori esto è di sopra;2
Et avvegna che assai possa esser sazia
La sete tua, perch’io più non ti scuopra,3
136Darotti un corollario ancor per grazia,
Nè credo che mio dir ti sia men caro,4
Se oltra promission teco si spazia.
139Quelli ch’anticamente poetaro
L’età dell’oro e suo stato felice,
Forsi in Parnaso esto loco sognaro.5
142Qui fu innocente l’umana radice;
Qui primavera sempre et ogni frutto;
Nettar è questo, di che ciascun dice.
145Io mi rivolsi addietro allora tutto6
Ai miei Poeti, e viddi che con riso
Udito aveano l’ultimo costrutto;
148Poi a la bella donna tornai ’l viso.
- ↑ v. 132. C. M. o quindi
- ↑ v. 133. C. M. esce di sopra;
- ↑ v. 135. C. A. non discopra,
- ↑ v. 137. C. A. che il mio
- ↑ v. 141. C. A. segnaro.
- ↑ v. 145. C. A. rivolsi dietro
___________
C O M M E N T O
Vago già di cercar d’entro e d’intorno ec. Questo è lo canto xxviii,
nel quale lo nostro autore finge come, montato al paradiso terresto,
trovò in esso la felicità e lo diletto lo quale si legge ditto da’ dottori
de la Chiesa, li quali lo chiamano paradiso di diletto; e ne’ seguenti
canti figura essere mostratoli in modo d’una processione tutto lo
cominciamento de la nuova Chiesa incominciata e fondata in su la