100All’omo non facesse alcuna guerra,
Questo monte sallio ’n ver lo Ciel tanto,1
Che liber è da indi, ove si serra.2
103Or perchè ’n circuito tutto quanto
L’aire si volge co la prima volta,
Se non li è rotto il cerchio d’alcun canto,
106In questa altezza, che tutt’è disciolta
Nell’aire vivo, tal moto percuote,
E fa sonar la selva, perchè è folta;3
109E la percossa pianta tanto puote,
Che della sua virtute l’aura impregna,4
E quella poi girando in torno scuote:
112E l’altra terra, secondo che è degna
Per sè, o per suo Ciel, concepe e figlia
Di diverse virtù diverse legna.
115Non parrebbe di là poi maraviglia,
Udito questo, quando alcuna pianta
Sanza seme palese vi s’appiglia.
118E saper dei che la campagna santa,
Dove tu se, d’ogni sementa è piena,5
E frutto à in sè che di là non si schianta.
121L’acqua che vedi non surge di vena
Che ristori e’ vapor, che ’l Ciel converta,6 7 8
Come fiume che acquista e perde lena;
124Ma escie di fontana salda e certa,
Che tanto di valor di Dio riprende,9
Quant’ella versa da dua parte aperta.10 11
- ↑ v. 101. C. A. salì verso il
- ↑ v. 102. C. A. E liberòn da indi,
- ↑ v. 108. C. A. E fa tremar la
- ↑ v. 110. C. A. a sua virtù l’aere
- ↑ v. 119. Se; persona seconda singolare dall’infinito sere, terminata in e per uniformità. E.
- ↑ v. 122. E’; i, articolo plurale, non discaro agli antichi, e derivante dal singolare el per il. E.
- ↑ v. 122. C. M. ristori i vapor,
- ↑ v. 122. C. A. Che ristori vapor che gel converta,
- ↑ v. 125. C. A. ne prende,
- ↑ v. 126. C. A. da duo parti
- ↑ v. 126. Dua; due, idiotismo toscano al modo che i Latini adoperarono dua per duo. E.