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c a n t o   x x v i i i. 663

73Più odio da Leandro non sofferse,
     Per mareggiar tra Seston et Abido,1
     Che quel da me, perch’allor non s’aperse.
76Voi siete nuovi, e forsi perch’io rido,
     Cominciò ella, in questo luogo eletto
     All’umana natura per suo nido,
79Meravilliando tienvi alcun sospetto;
     Ma luce rende il salmo Delectasti,
     Che puote disnebbiar vostro intelletto.
82E tu, che se’ dinanzi, e me pregasti,
     Dì s’altro voi udir: ch’io venni presta
     Ad ogni tua question, tanto che basti.
85L’acqua, diss’io, e ’l suon de la foresta
     Impugnan dentro a me novella fede2
     Di cosa ch’io udi’ contraria a questa.
88Ond’ella: Io dicerò come procede3
     Per sua cagion ciò che ammirar ti face,
     E purgherò la nebbia che in te siede.4
91Lo Sommo Ben, che sol esso a sè piace,
     Fe l’omo buono a bene, e questo loco5
     Diede per arra a lui d’eterna pace.
94Per sua difalta qui dimorò poco:6
     Per sua difalta in pianto et in affanno
     Cambiò l ’onesto riso e ’l dolce gioco.
97Perchè ’l turbar, che sotto da sè fanno7
     L’esalazion dell’acqua e della terra,
     Che quanto posson dietro al calor vanno,
   

  1. v. 74. C. A. intra Sesto e
  2. v. 86. C. A. Impugna dentro
  3. v. 88. Dicerò; regolare piegatura dall’infinito dicere. E.
  4. v. 90. C. A. che ti fiede.
  5. v. 92. C. A. Fece l’uom buono e a bene,
  6. v. 94. Difalta; difetto, mancamento, dal defaute o default de’ Provenzali che lo derivarono dal defectus dei Latini. E.
  7. v. 97. C. A. di sotto