46Vegniati vollia di traerti avanti,1
Dissi io a lei, verso questa rivera,
Tanto ch’io possa intender che tu canti.
49Tu mi fai rimembrar dove e qual’era
Proserpina nel tempo, che perdette
La madre lei; ed ella, primavera.
52Come si volge co le piante strette
A terra, et intra sè, donna che balli,
E piede inanti piede a pena mette,
55Volsesi ’n su’ vermilli et in su’ gialli
Fioretti verso me, non altrimenti
Che virgine che li occhi onesti avvalli;
58E fece i preghi miei esser contenti
Sè appressando sì, che ’l dolce sono2
Venia a me coi suoi intendimenti.
61Tosto che fu là dove l’erbe sono
Bagnate già dall’onde del bel fiume,
Di levar li occhi suoi mi fece dono.
64Non credo che splendesse tanto lume
Sotto le cillia a Venere trafitta
Dal fillio, fuor di tutto suo costume.
67Ella ridea dall’altra ripa dritta
Trattando più color co le suo mani,3
Che l’alta terra senza seme gitta.4
70Tre passi ci facea ’l fiume lontani;
Ma Ellesponto, dove passò Serse,
Che ancora affrena tutti orgolli umani,5
- ↑ v. 46. C. A. di trarreti
- ↑ v. 59. C. A. Sì appresando sè,
- ↑ v. 68. C. A. Traendo più
- ↑ v. 69. C. A. l’altra terra
- ↑ v. 72. C. A. Ancora freno a tutti orgogli