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p u r g a t o r i o x x v i i. |
[v. 124-142] |
lo omo à; et arte è quella che ammaestra l’omo con regule e con ammaestramenti; sicchè vuole dire: Io t’abbo tirato in fin qui tra per lo ingegno che ài avuto sottile e buono e disciplinevile e tra per l’arte che t’à ammaestrato, Lo tuo piacer; cioè la tua volontà, omai; cioè ingiummai, prende per duce; cioè pillia per guida, Fuor se’ dell’erte vie; cioè dell’alte e faticose vie, fuor se’ dell’arte; cioè de le vie strette de la poesi: imperò che ingiummai non si conviene parlare come poeta; ma come teologo. Vedi ’l Sol; secondo la lettera, perchè finge che già lo Sole fusse levato, che; cioè lo quale Sole, in la fronte ti riluce: imperò che secondo la lettera stava volto inverso l’oriente, sicchè il raggio li percotea la fronte; et allegoricamente dà ad intendere che la grazia di Dio riluce ne la fronte sua, la quale è demostrativa dell’onestà e de la disonestà; e per tanto vuol dire: Spenti sono in essa li segni dei peccati, per che tu se purgato d’essi, sicchè la grazia di Dio ti riluce ne la fronte dov’è lo segno dell’onestà. Vedi l’erbetta: imperò che quil solo finge che sia tutto pieno d’erbette fresche, e’ fiori; e similmente di fiori, e li arbuscelli: imperò che anco a significare lo luogo dilettevile convenia esservi li arbuscelli, Che; cioè li quali, qui; cioè in questo luogo, la terra sol da sè; cioè solamente da sè, sensa seme, produce; cioè genera e mette fuora; e questo, secondo la Bibbia, che dice che nel paradiso delitiarum erano tutte queste letizie, le quali la terra producea per virtù messa in essa da Dio. Et allegoricamente si può intendere che, quando l’omo è venuto a stato d’innocenzia, non produce, nè mette fuora se non erbe verdi; cioè atti onesti e pieni di viridità, di speransa, li quali produceno fiori, cioè esempli fioriti di virtù e di belli costumi, et arbuscelli, cioè opere, cioè sermoni pieni de la vera speransa che producono opere virtuose che sono li loro frutti. Mentre che vegnon lieti li occhi belli; cioè di Beatrice, li quali verranno ora lieti, perchè ti vedranno campato del periculo de la selva ne la quale fusti per smarrirti, allora ch’ella venne lagrimando a pregarmi ch’io ti soccorresse; e però dice: Che; cioè li quali occhi, lagrimando: però che piangevano per lo smarrimento tuo, a te venir mi fenno; cioè mosseno me sollicitamente a soccorrerti. Quali siano questi occhi fu sposto ne la prima cantica, nel secondo canto, che sono la ragione e lo intelletto dei santi omini, li quali come piangeno e dolliansi de lo errore dei peccatori; così si rallegrano de la conversione; e però ritorneranno a Dante lieti, perchè ora convertito è uscito per la purgazione de la immundizia dei peccati, sì come piangendo, mosseno Virgilio, per ch’era allora per perdersi al tutto Dante per lo suo inviluppamento ne la selva dei vizi. Quando Dante era involuto nei peccati, veniano a la ragione pratica di Dante li ditti de la s. Scrittura che si dolliano e riprendeno la