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[v. 19-33] | c o m m e n t o | 645 |
l’omo è più presso a Dio1, tanto è l’omo più potente a resistere al peccato; e benchè secondo la lettera Dante sia più presso a Dio che non è stato infine a qui: imperò che è montato infine al vii girone del purgatorio sopra ’l quale è lo paradiso delitiarum, secondo la sua fizione; secondo l’allegoria anco si dè intendere che è più presso a Dio che non è stato infine a qui: imperò che è purgato di quelli peccati, de’ quali non era purgato quando fu ne lo inferno sopra Gerione; e quanto l’omo più è purgato dei peccati, tanto è più presso a Dio, e più fortezza à a resistere a le tentazione; e però ben finge che argomenti la ragione. Crede per certo; ora li dà fede di quello che à detto, dicendo: Crede; tu, Dante, per certo che, se dentro all’alvo; cioè dentro al ventre: alvo si chiama il ventre in Grammatica, Di questa fiamma stessi ben mille anni, Non ti potrebbe far di un capel calvo; cioè non ti potrebbe torre una minima parte d’onestà, secondo l’allegoria, essendo io tua guida co la grazia di Dio; e secondo la lettera, come ditto fu di sopra. E se tu credi; cioè tu, Dante, dice Virgilio, forsi ch’io t’inganni; ecco che la ragione dà l’esperienzia a la sensualità, quando la vede tarda a la credenzia; e però dice: Se tu non credi che sia vero quil ch’io t’abbo ditto, Fatti ver lei; cioè inverso la ditta fiamma, e fatti far credenza; cioè esperienzia la quale fa credere, Co le tue mani al lembo de’ tuoi panni. Secondo la lettera è verisimile; ma secondo l’allegoria intende che si faccia fare credenzia a le suoe membra, che sono lo vestimento dell’anima; e se la carne non riceve incentivo, nè arsione da tal fiamma quand’ella à tale guida, prova è che l’anima non se ne dè corrompere. Che santo Cerbone stesse in mezzo de le due vergini a dormire, e non sentisse incentivo di carne era ferma esperienzia che l’anima sua non potea da tale incendio essere offesa; e però conchiude: Pon giù omai, pon giù ogni temenza; cioè tu, Dante, dice Virgilio, Volgeti in qua; cioè in verso la fiamma, e vien meco; dice Virgilio, tu, Dante, siguro; non avendo paura de lo incendio, Et io; cioè Dante, non ostante lo conforto di Virgilio, pur fermo; cioè stava ne la mia paura, e contra coscienza; stava, s’intende: imperò che la coscienzia mi rimordea del non credere a la ragione assegnata, e niente di meno stava pur fermo ne la mia duressa.
C. XXVII — v. 34-48. In questi cinque ternari lo nostro autore finge come, lusingato da Virgilio, si misse a passare la fiamma, dicendo cosi: Quand’ei; cioè quando elli; cioè Virgilio, mi vidde; cioè vidde me Dante, star pur fermo e duro; cioè di non voler passare per la fiamma, Turbato un poco; cioè Virgilio: la ragione poco si
- ↑ Emenda secondo il Magl. da — tanto — a Dio. E.