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c a n t o   x x v i i. 641

130Tratto t’ò qui con ingegno e con arte:
     Lo tuo piacer omai prende per duce:
     Fuor se’ dell’erte vie, fuor se’ dell’arte.
133Vedi ’l Sol che in la fronte ti riluce;1
     Vedi l’erbetta, e’ fiori e li arbuscelli,
     Che qui la terra sol da sè produce.
136Mentre che vegnon lieti li occhi belli,
     Che lagrimando a te venir mi fenno,
     Seder ti puoi e poi andar tra elli.
139Non aspettar mio dir più, nè mio cenno:
     Libero, dritto, e sano è tuo arbitrio,2
     E fallo fora non fare a suo senno;
142Per ch’io te sopra te corono e mitrio.

  1. v. 133. C. A. Vedi lo Sol che in fronte
  2. v. 140. C. A. diritto, sano

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C O M M E N T O


Sì come quando i primi raggi vibra ec. Questo è lo xxvii canto de la seconda cantica, nel quale lo nostro autore finge come passò la fiamma del fuoco, e sallitte suso nel paradiso terrestre. E dividesi principalmente in due parti, perchè pima finge come passò la fiamma, e come venne a la sallita del paradiso; ne la seconda finge come, venutane la sera, s’addormentò, e come ebbe in sul di’ una visione, e come svelliato giunse suso nel paradiso, e come Virgilio lo coronò poeta, et incominciasi quive: Quali si stanno ruminando ec. La prima che serà la prima lezione, si divide in cinque parti: imperò che prima descrive lo tempo e dimostra come ne venia la sera, e come uno angiulo gli apparve che li ammonitte che più su non s’andava sensa intrare nel fuoco, e com’elli sparitte; ne la seconda finge come Virgilio lo conforta, e come per lo conforto di Virgilio non si movea, et incominciasi quive: Volsersi verso me cc.; ne la tersa finge come Virgilio, vedendolo stare duro, l’allettonitte1 col nome di Beatrice, e come diventato per vedere Beatrice animoso e siguro di passare, s’inviò ne la fiamma di rieto a Virgilio, et inco-

  1. C. M. duro, l’alleccornitte