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c a n t o    iii. 55

70Quando si strinser tutti ai duri massi
     Dell’alta ripa, e stetter fermi e stretti,
     Come a guardar, chi va dubbiando, stassi.
73O ben finiti, o già spiriti eletti,
     Virgilio incominciò, per quella pace
     Ch’io credo che per voi tutti s’aspetti,
76Ditene, dove la montagna giace,
     Sì che possibil sia l’andare in suso:
     Chè perder tempo a chi più sa più spiace.
79Come le pecorelle escon del chiuso
     Ad una, a du’, a tre, e l’altre stanno
     Timidette atterrando l’occhio e il muso;
82E ciò che fa la prima, e l’altre fanno,
     Addossandosi a lei, s'ella s’arresta,
     Semplici e quete, e lo perchè non sanno;
85Sì viddi io muover, a venir, la testa
     Di quella mandria fortunata allotta,
     Pudica in faccia, e ne l’andare onesta.
88Come color dinanzi vidden rotta
     La luce in terra dal mio destro canto,
     Sì che l’ombra era da me a la grotta,
91Restaro, e trasser sè indietro alquanto,
     E tutte le altre che veniano appresso,1
     Non sapendo perchè, fenno altrettanto.
94Senza vostra dimanda io vi confesso,
     Che questo è corpo uman, che voi vedete,
     Per che il lume del Sole in terra è fesso:
97Non vi meravilliate; ma credete,
     Che non senza virtù che dal Ciel vegna,
     Cerchi di soperchiar questa parete.

  1. v. 92. C. A. E tutti gli altri