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c a n t o   x x v i i. 637

19Volsersi verso me le buone scorte;
     E Virgilio mi disse: Filliuol mio,
     Qui può esser tormento; ma non morte.
22Ricordati, ricordati... se io1
     Sovr’esso Gerion ti guidai salvo,
     Che farò ora presso più a Dio?
25Crede per certo che, se dentro all’alvo
     Di questa fiamma stessi ben mille anni,
     Non ti potrebbe far di un capel calvo.
28E se tu credi forsi ch’io t’inganni,2
     Fatti ver lei, e fatti far credenza
     Co le tue mani al lembo de’tuoi panni.
31Pon giù omai, pon giù ogni temenza:
     Volgeti in qua, e vien meco siguro;3
     Et io pur fermo, e contra coscienza.
34Quand’ei mi vidde star pur fermo e duro,
     Turbato un poco, disse: Or vedi, fillio,
     Tra Beatrice e te è questo muro.
37Come al nome di Tisbe aperse il cillio
     Piramo in su la morte, e ragguardolla,
     Allor che ’l gelso diventò vermillio;
40Così la mia durezza fatta solla,
     Mi volsi al savio Duca udendo il nome,
     Che sempre ne la mente mi rampolla.4
43Ond’ei crollò la fronte, e disse: Come,
     Volenci star di qua? Indi sorrise,
     Com’al fanciul si fa che è giunto al pome.5

  1. v. 22. C. A. e se io
  2. v. 28. C. A. tu forse credi che
  3. v. 32. C. A. Volgiti in qua e vieni, entra sicuro;
  4. v. 42. C. A. Che nella mente sempre mi
  5. v. 45. C. A. è vinto al pome.