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[v. 127-135] | c o m m e n t o | 633 |
molti antichi di Guittone1; lo quale fu dicitore, del quale è stato detto nel canto xxiv, che inanti, Di grido in grido; cioè di fama in fama, pur lui; cioè pure a lui, dando pregio; cioè loda a Guittone, Fin che l’à vinto; cioè lo grido e la fama, il ver; che vince sempre il falso, con più persone; cioè approvato per la testimonia di più persone.
C. XXVI — v. 127-135. In questi tre ternari lo nostro autore finge come messere Guido lo pregò ch’elli pregasse per lui quando fusse in paradiso, e sparitte da lui, dicendo: Or; cioè ora ti dico così: se tu; Dante, ài sì ampio privilegio; cioè sì grande autorità: li privilegi sono certezza e prova de le grazie e de le autoritadi concedute da’ signori ai loro minori, e però si può ponere lo privilegio per la grazia; cioè: Se tu ài sì ampia grazia, Che licito ti sia; cioè a te Dante, d’andare al chiostro; cioè a la chiusura lieta de’ beati; cioè in paradiso lo quale è chiusura de’ beati, come lo chiostro è de’ religiosi chiusura consolatoria e refrigeratoria, Nel quale; cioè chiostro, è Cristo abbate del collegio: imperò che come l’abbate è padre e signore dei monaci; così Cristo via maggiormente è padre e signore de’ beati, Falli; tu, Dante, per me; cioè per remissione de le mie peccata, udir; cioè a Cristo, d’un pater nostro; cioè de l’orazione che incomincia: Pater noster, qui es in Cœlis ec. — , Quanto bisogna a noi di questo mondo; cioè del purgatorio, ai quali non è bisogno di dire tutto lo pater nostro: imperò che non possano peccare, e però non è bisogno loro l’ultima preghiera; cioè Et ne nos inducas in tentationem; sed libera nos a malo; ma tutte l’altre sì, e però prega che ne dica per lui tanto quanto a lui bisogna, e però adiunge a prova di quel che ditto è, Dove; cioè nel qual purgatorio, poter peccar non è più nostro; cioè di noi confermati in grazia, sicchè non possiamo peccare. E potrebbesi qui dubitare se l’ultima preghiera è loro bisogno, o no. A che si può rispondere che no, e di sopra fu dichiarato dall’autore nel canto xi, quando disse: Quest’ultima preghiera, Signor caro, Già non si fa per noi, che non bisogna; Ma per color che dietro a noi restaro; unde potrebbeli altri dire: A che si prega per loro? Puòsi rispondere, perchè s’abbrevi lo tempo, e non perchè si manchi la pena la quale non è male, anco è bene per ragione di iustizia. Poi; cioè che ebbe ditto le preditte parole, forsi per dar luogo segondo: imperò ch’elli avea avuto lo primo luogo di parlarmi, altrui; cioè ad altrui, Che; cioè lo quale, presso avea; cioè a sè, acciò che potesse
- ↑ Guittone, che nato di nobile stirpe in Santa Firmina o Formena, borgo a due miglia da Arezzo, ebbe a padre un Viva di Michele, camarlingo del Comune d’Arezzo, fiorì in sullo scorcio del secolo xiii ed appartenne all’ordine religioso e militare de’ Cavalieri Gaudenti. Morì in Firenze nel 1294, avendo già cominciato la fondazione del Monastero degli Angioli. E.