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632 | p u r g a t o r i o x x v i. | [v. 115-127] |
guardar; fiso, come tu mi guardi, d’avermi caro; dimmi che cagion ti muove a ciò? Et io; cioè Dante rispuosi, s’intende, a lui; cioè a messere Guido: Li dolci ditti vostri; sono la cagione, per la quale io v’abbo caro: però che avete ditto propriamente et acconciamente a la materia, Che; cioè li quali ditti, quanto durerà l’uso moderno; cioè del dire in rima; e questo dice, accordandosi con Orazio che dice: Multa renascentur quæ iam cecidere, cadentque Quæ nunc sunt in honore vocabula, si volet usus, Quem penes arbitrium est, et ius, et norma loquendi. — Faranno cari ancora i loro inchiostri; cioè faranno care le suoe scritture e li suoi libri.
C. XXVI — v. 115-127. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come messere Guido li mostrò uno spirito di Francia ch’era stato milliore dicitore a cui dà loda sopra tutti, e danna l’opinione che ebbeno molti di frate Guittone d’Aresso, dicendo così: O frate, disse; messere Guido a Dante, questi ch’io ti cerno; cioè ti mostro, Col dito (et additò; cioè mostrò col dito, un spirto inanzi; cioè inanzi a loro) Fu millior fabbro; cioè millior maestro e componitore: come compone lo fabbro del ferro ogni forma; così de le parole ogni orazione, del parlar materno; cioè del parlare vulgare che insegna la madre al fanciullo, e però lo chiama materno. Elli, s’intende, Soverchiò; cioè avansò, tutti Versi d’amor; cioè sonetti, cansoni, e ballate che trattasseno d’amore, e prose; cioè parlare steso, ch’è differente dal verso: imperò che ’l verso è misurato co le sillabe, la prosa è lunga e stesa orazione, di romanzi1; cioè istorie, ditte forsi così de le romane istorie che si trovano in lingua francesca. e lassa dir li stolti; cioè tu, Dante, Che; cioè li quali, quel2 di Lemosì; questi fu uno dicitore lo quale non nomina se non per la patria, che fu di Lemosì che è una città di Francia, credon ch’avanzi; cioè li altri dicitori. A voce; cioè a la fama, più che al ver drizzan li volti; cioè le loro volontà: lo volto si pone per la volontà: imperò che ’l volto è3 dimirazione de la volontà; a la fama più ch’à la verità dirissano, E così ferman sua opinione; andando di rieto a la fama, e non al vero, Prima ch’altra ragion per lor s’ascolti; opinione è sentenzia dubbiosa e non certa, ingannata dal parere, e4 malagevile si può tollere quando è fermata ne la mente, la quale si ferma inanti che ascoltino l’altre ragione che seranno più vere; et adiunge la similitudine: Così fer; cioè feceno,
- ↑ Romana o romanza dicesi quella lingua che sia informata di romano; e romanzo l’opera distinta da quelle dettate nella lingua delle scritture, che era stata la latina. E.
- ↑ Giraldo Bornello di Limoges o Limosì, rinomato poeta provenzale. E.
- ↑ C. M. è dimostrazione
- ↑ Malagevile; malagevolmente, l’aggettivo in cambio dell’avverbio, ed è guisa ellittica imitata dal latino. E.