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p u r g a t o r i o x x v i. |
[v. 76-87] |
di trasmutare lo sesso in quella acqua per li prieghi di Ermofrodito1, che fe al padre et a la madre; cioè a Mercurio e Venere, sicchè chiunqua v’intrava, o maschio o femina che fusse, n’essiva2 duplicato nel sesso, cioè maschio e femina, e però la Grammatica chiama questi così fatti ermafrodita. Et io mi ricordo che, essendo garsone, mi fu mostrato uno che andava vestito come omo e stava in3 sul sullieri co la rocca e filava e chiamavasi mona Piera; e sono potenti alquanti all’uno e all’altro atto; e però la legge vuole che a questi così fatti si dia elezione, secondo qual costume volliano vivere, e secondo quello denno vivere. E se si trovano vivere altramente debeno essere puniti come soddomiti; e per questo, secondo la lettera, vuole intendere questi così fatti; ma non credo che questa fusse l’intenzione de l’autore. Non ne sono tanti, che l’autore intendesse che tutti quelli fusseno stati di ciò, nè eziandio si trova che messere Guido Guiniselli fusse di tale sesso: imperò che questi sono mostri de natura e rade volte si trovano; ma per questi intese le femine che, usando col sesso virile, o coloro che usando col sesso femineo, non servano l’ordine e ’l modo debito. E secondo l’allegorico intelletto s’intendeno coloro che non servano matrimonio; ma usano adulterio o fornicazione sì, come dà ad intendere l’uno e l’altro intelletto la voce, che finge che dicesseno in opprobrio di loro; e però dice: Ma perchè non servammo umana legge; questo si può intendere de li ermafroditi, che non ànno osservato quello che la legge à loro comandato; anco si può intendere per quelli, che non ànno servato debito modo et ordine; anco per quelli che non ànno servato lo matrimonio, lo quale ben che fusse istituito da Dio, anco le legge umane l’ànno ordinato; et anco si può intendere per ogni illicito uso, benchè s’osservi la convenienza del sesso, Seguendo come bestie l’appetito; ecco per questo si certifica quello che è ditto di sopra; cioè che sì fatti peccatori sono stati in ciò bestiali, che ànno fatto come le bestie che non osservano matrimonio, nè parentado, In opprobrio di noi; cioè a confusione del nostro peccato, per noi si legge; cioè si grida, raccomandandoci4 del nostro fallo e leggendolo nel libro de la coscienzia nostra, Quando partianci, il nome di colei; cioè di Pasife mollie del re Minos di Creta, Che; cioè la quale Pasife, s’imbestiò; cioè si fe simile a la bestia, cioè a la vacca de la quale era inamorato5 lo toro, del quale ella era inamorata, ne le imbestiate schegge; cioè ne la vacca fatta da Dedalo di legname e coperta col cuoio di quella vacca, de la quale lo toro era inamorato. E secondo questa fizione pare che vollia riprendere
- ↑ C. M. Ermafrodito
- ↑ C. M. esciva dupplicato
- ↑ C. M. in sul cillieri
- ↑ C. M. raccordandoci
- ↑ C. M. innamorato