Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
626 | p u r g a t o r i o x x v i. | [v. 76-87] |
lo quale, imbarche: cioè mette nel tuo animo: come si mette quil che si vuole portare ne la barca; così quello che l’omo vuole tenere a mente mette nell’animo, esperienzia; cioè prova, de le nostre marche; cioè de le nostre contrade, Per morir meglio; che non seresti morto, se non avessi veduto l’esperienzia de la nostra purgazione: felice è colui che impara de l’esemplo d’altri! E qui finisce la prima lezione del xxvi, et incominciasi la secunda.
La gente, che non vien ec. Questa è la seconda lezione del canto xxvi, ne la quale l’autore finge come lo spirito che li à parlato, li manifesta quale era quella gente che se n’era ita, e per che dicea le sopra ditte parole e la condizione di loro, e perchè diceno le ditte parole; e manifesta sè, che fu messere Guido Guiniselli dicitore in rima e parlano insieme dei dicitori; e come lo ditto messere Guido dimostra messere Arnaldo di Francia che fu ottimo dicitore in lingua francesca; e com’elli viene a parlamentar con lui. E dividesi questa lezione in parti sei: imperò che prima finge come messere Guido li manifesta chi è la gente che se n’è ita a rieto, e chi sono ellino, e perchè diceno le ditte voci in vitoperio del loro peccato; ne la seconda finge come lo ditto messere Guido si manifesta a lui, e delli altri si scusa, e com’elli si meravillia del ditto messere Guido, e come n’ebbe pensieri, et incominciasi quive: Or sai nostri atti, ec.; ne la terza finge come vennono a parlamento de la scienzia del dire in rima, e come in ciò lodava l’uno l’altro, et incominciasi quive: Poi che di riguardar ec.; ne la quarta finge come messere Guido li dimostra messere Arnaldo sopra ditto e dice sua1 scienzia di molti altri dicitori, et incominciasi quive: O frate, disse, questi ec.; ne la quinta finge come messere Guido lo prega che, quando sera inanti a Dio, preghi per lui, et incominciasi quive: Or se tu ài sì ampio ec.; ne la sesta et ultima finge come venisse a parlare insieme con messere Arnaldo, quive: Io mi fei al mostrato ec. Divisa adunqua la lezione, ora è da vedere lo testo co l’esposizione2 allegoriche, o vero morali e litterali.
C. XXVI — v. 76-87. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come lo spirito, che si nomerà poi messere Guido, parlando con lui li manifesta la condizione de la gente andata di rieto a loro, e la condizione sua e la cagione de le voci che l’una e l’altra grida, dicendo: La gente, che non vien con noi; anco se n’è ita di rieto a noi, venuta prima contra a noi: impero che ’l peccato loro fu contrario al nostro: imperò ch’ellino pecconno in peccato contra natura, e noi in peccato naturale, come appare di sotto, quando disse: offese Di ciò; cioè ebbe peccato per quello, per che già Cesar, triun-