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che m’è stata accattata da Beatrice, secondo la lettera; ma, secondo l’allegoria, da la Teologia àe imparato come si convegnano purgare l’anime dai peccati. Ma se la vostra maggior vollia sazia Tosto divegna; ecco che li sconiura per quello che debbia loro essere più in desiderio; cioè d’avere vita eterna tosto, e però li prega per questo; cioè che tosto sia adimpiuto lo loro desiderio, sì che il Ciel v’alberghi; ecco che dichiara in che sta la loro vollia; cioè d’avere vita eterna in cielo, e però dice: Sì che quil cielo vi riceva, Che; cioè lo quale cielo, è pien d’amore: imperò che quello è lo cielo empireo, nel quale è Iddio; e però dice: è pien d’amore; — quia ubi caritas et amor, ibi Deus est — , e più ampio si spazia: imperò ch’è maggior di tutti li altri: imperò che tutti li contiene dentro da sè, Ditemi; cioè dite a me Dante; ecco che dimanda e dimostra infine, a ciò che ancor; cioè che ancora, carte ne inverghi; cioè ch’io lo scriva: scrivere è invergare le carte: imperò che si fanno ne la carta le lettere a riga riga, come si fanno le verghe nel panno, Chi siete voi1 e che è quella turba, Che; cioè la quale, se ne va di rieto ai vostri terghi; cioè di rieto ai vostri dossi, de la qual turba fu ditto di sopra?

C. XXVI — v. 67-75. In questi tre ternari lo nostro autore finge quil che feceno e disseno li sopra ditti spiriti, udita la risposta di Dante, molto meravilliandosi, e però dice: Non altramente; che si turbasseno le2 sante anime, stupido si turba Lo montonaro; cioè lo pastore che guarda li montoni e le pecore; e come da le pecore è ditto pecoraio da le più genti, così dai montoni lo volse chiamare l’autore montonaro: stupido è l’omo quando li sentimenti non fanno le suoe operazione3: allora si turba l’omo, quando la fantasia determinatamente non discerne le cose obiette, e rimirando; cioè le cose vedute anco altra volta, ammuta; cioè ammutulisce e non parla, Quando4 rozzo; de le cose de la città, e salvatico: imperò che è usato di stare pure ne le selve co le bestie, s’inurba; cioè mette sè prima ne la città, Che ciascun’ombra fece; cioè si turbò, in sua paruta; cioè ne la sua apparenzia; e questo viene a determinare quello che è ditto di sopra; cioè non altramente si turba lo montonaro. Ma poi che funno di stupore scarche; cioè poi che fu cessata l’ammirazione da le ditte anime, Lo qual; cioè stupore, nelli alti cuor; cioè magnanimi, tosto s’attuta; cioè si spegne e viene meno, dice: Incominciò colui; cioè quello spirito, che; cioè lo quale, pria; cioè prima, ne inchiese; cioè mi dimandò: Beato te; cioè Dante, che; cioè

  1. C. M. voi; che vi siete approssimati in qua, e chi è questa turba; e dimostra la turba che era passata, e però dice, Che; cioè
  2. C. M. le suprascritte anime,
  3. C. M. sue operazioni:
  4. C. M. roco;